L'entrata del Castello, sul fronte Ovest, è protetta da tre fossati diretti da Nord a Sud, scavati nella roccia, a pareti verticali nelle cui anfrattuosità, come abbiamo potuto constatare nel corso della visita, si sono insediate tantissime piante calciofile tra cui quelle di Capperi. Il terzo fossato, largo m. 17 e profondo m. 19, è il più importante perché collega tutto il sistema difensivo della Fortezza. Da esso ha origine una rete di passaggi e di gallerie della lunghezza complessiva di m. 480, un ingegnoso sistema di occultamento che consentiva lo spostamento veloce di truppe e di materiale bellico per cogliere di sorpresa gli assalitori.
Seguendo il percorso prestabilito abbiamo raggiunto uno spiazzo, occupato in gran parte da grossi ruderi calcarei. Questa prima sosta è servita per osservare il paesaggio mozzafiato che ci offriva il versante Nord e per ascoltare le spiegazioni su quello che resta del Mastio con l’antico Recinto: ha una forma trapezoidale, ed è difeso da cinque grandi torri quadrate, costruite dai Bizantini (Pentapylon), si suppone alte 15 mt e coronate da merlature e grondaie a testa leonina oggi esposte presso il Museo Paolo Orsi di Siracusa. Le torri venivano probabilmente usate come piattaforma per le catapulte. Nei pressi del Mastio vi sono i resti di tre grandi cisterne che servivano per l'approvvigionamento di acqua in caso di assedio. Al di là del Mastio vi è il grande Recinto dove era presente la porta d'ingresso al Castello aperta su un muro spesso circa 5 m. Tutta la costruzione presentava degli elementi strategici che servivano per cogliere di sorpresa gli eventuali assalitori come, ad esempio, l'intricato susseguirsi di gallerie che, in gran parte, tutti abbiamo percorso con una certa difficoltà causata dall’impervio, degradante e totalmente buio camminamento. Il dedalo di gallerie dava la possibilità di spostare le truppe da un punto all'altro della Fortezza senza essere visti. Inoltre nelle molteplici gallerie cieche era possibile nascondere le truppe per sortite a sorpresa. La "porta ad invito" (opera a tenaglia), posta nel tratto nord delle mura, costituiva un altro elemento strategico dove chi avesse tentato l'ingresso si sarebbe trovato circondato sotto l'attacco delle milizie del Castello. All'interno della costruzione erano disposte anche i vari ambienti di servizio per i soldati come le cucine, gli alloggi, i magazzini, le cisterne ecc.
Un’altra sosta l’abbiamo fatta nel terzo fossato, il più importante, come si diceva sopra, perché, inoltre, conserva i resti dei piloni del ponte levatoio.
Lasciato il terzo fossato, dopo aver attraversato un’altra galleria, con emozione e ancora qualche altra difficoltà, siamo usciti all’aria aperta per seguire il sentiero che porta ad Ovest verso l’uscita dal sito archeologico. Un sentiero rivelatosi abbastanza agevole anche se, per la presenza di spuntoni rocciosi, siamo stati costretti a tenere gi occhi incollati al suolo il che ci ha limitato nella visione panoramica ma ci ha regalato la vista di un’interessantissima vegetazione, prepotentemente incuneata tra i ruderi, tra cui l’Acanto, gli Asfodeli, il Tarassaco e gli Iris selvatici non ancora fioriti, e il profumatissimo Finocchietto selvatico che molti di noi hanno furtivamente raccolto.
Scattata la classica foto di Gruppo dal piazzale di affaccio sulle Torri Pentapylon, dopo aver ringraziato e salutato affettuosamente la gentilissima dott.ssa Mariella Musumeci, ci siamo avviati all’autobus per rientrare in sede, mentre il tempo aveva cominciato a dare segni di peggioramento.
Un’escursione interessantissima ed affascinante, un po’ faticosa ma senza grossi problemi, come ha commentato la Presidente nel salutarci; inoltre arricchita per tutta la mattinata da un sole splendente e da una gradevole temperatura quasi primaverile.