L’Archeoclub di Lentini
al CASTELLO EURIALO
Nella mattinata di domenica 25 gennaio 2015, un numeroso gruppo di Soci dell’Archeoclub di Lentini (Sr), accompagnato dalla Presidente prof.ssa Maria Arisco, ha effettuato un’escursione archeologica al Castello Eurìalo di Siracusa. Guida di eccezionale competenza e disponibilità la dott.sssa Mariella Musumeci, già Direttrice del Museo Archeologico di Lentini, attualmente Dirigente Responsabile dell’Unità Operativa 4 della Soprintendenza dei BB. CC. AA. di Siracusa, Una grande amica dell’Archeoclub di Lentini che, grazie ad un amichevole sodalizio, consolidatosi nel tempo, ha consentito ai Soci di partecipare ad importanti incontri culturali da lei organizzati presso il Museo Arch.di Lentini e di averla come guida in alcune escursioni archeologiche.
Le prime informazioni sul Castello Eurialo ce le ha fornite in autobus, come al solito, la Presidente; ma la lectio, importante e ricca di particolari, quanto difficile da sintetizzare, ce l’ha impartita la dott.ssa Musumeci che ci attendeva presso la biglietteria dell’area archeologica da visitare.
Utilizzando i disegni schematici riportati su un tabellone posto all’ingresso dell’ampio spiazzo antistante gli imponenti ruderi, la dott.ssa ci ha descritto la lunga e tormentata storia di questa grandiosa Fortificazione, parlandoci delle sue origini, degli obiettivi che il tiranno Dionisio il vecchio voleva raggiungere con questa mastodontica costruzione, delle poderose Mura Dionigiane lunghe 30 Km. che abbracciavano e difendevano tutto l’entroterra di Siracusa, dei successivi rifacimenti ed adattamenti apportati per rendere la Fortezza ancora più adatta alle nuove esigenze, soprattutto di tipo bellico, integrando le sue dotte spiegazioni con la lettura di brani scritti da Diodoro Siculo sul Castello.
Terminate le spiegazioni ci siamo avviati per i prestabiliti e impervi sentieri a visitare la spettacolare Fortezza.
Il Castello Eurìalo (più esattamente Euryelos, che significa chiodo dalla testa larga) sorge nella parte più elevata dell’altopiano di Belvedere, a circa 7 Km. da Siracusa, ed è considerato il miglior punto panoramico della città. Circondato da un paesaggio, descritto con ammirazione da colti viaggiatori dei secoli XVIII e XIX, oggi, purtroppo, guastato da una miriade di alte costruzioni, domina, dal suo fantastico punto di osservazione, una vastissima ed articolata zona: verso Nord tutta la pianura che, abbracciata dal “Gozzo dei Martiri” - l’altissima falesia calcarea, ultima propaggine orientale dei monti Iblei, che si affaccia ad anfiteatro sul mare Ionio – comprende la vasta area industriale di Priolo Gargallo con la penisola di Magnisi, poi la zona archeologica di Megara Iblea e, ancora più lontano, a N.E., il golfo di Augusta. L’Etna, quel giorno totalmente coperta da una spessa coltre di nuvole, segnando esattamente il nord, completa l’impareggiabile vista (anche il paesaggio industriale ha il suo fascino, se riusciamo a dimenticare quello che ci sta dietro alle alte ciminiere a righe bianche e rosse arricchite da colorati pennacchi di vapori velenosi). Verso Sud la città di Siracusa con la penisola di Ortigia, il grande golfo, la penisola della Maddalena e così via.
Il Castello Eurialo è la più bella e completa opera militare dell’Epoca greca, una grande Fortezza di 15.000 metri quadrati di superficie, situata sul punto più alto (120 metri s.l.m.) dell’altopiano dell’ Epìpoli, nell’angolo dove si uniscono le Mura Dionigiane a Nord e a Sud della città.
Dionisio il vecchio lo costruì in sei anni tra il 402 e il 397 a.C., con lo scopo di proteggere la città da eventuali attacchi militari soprattutto da parte dei Cartaginesi. Successivamente, e fino alla caduta di Siracusa in mano dei Romani (212 a. C.), esso fu più volte modificato, anche in maniera radicale, per essere adattato alle sempre nuove esigenze dell’arte bellica. L’ultima sua trasformazione si fa risalire all’Età Bizantina quando, dinanzi alla minacciata invasione degli Arabi, la parte più avanzata, già in rovina, con l’uso di materiale ottenuto con la demolizione di altre parti, fu trasformata in un fortilizio a pianta quadrangolare, sbarrando il lato di Levante con un poderoso muro di nuova costruzione, e creando tutta una serie di ambienti affiancati lungo il lato interno Sud.
L'entrata del Castello, sul fronte Ovest, è protetta da tre fossati diretti da Nord a Sud, scavati nella roccia, a pareti verticali nelle cui anfrattuosità, come abbiamo potuto constatare nel corso della visita, si sono insediate tantissime piante calciofile tra cui quelle di Capperi. Il terzo fossato, largo m. 17 e profondo m. 19, è il più importante perché collega tutto il sistema difensivo della Fortezza. Da esso ha origine una rete di passaggi e di gallerie della lunghezza complessiva di m. 480, un ingegnoso sistema di occultamento che consentiva lo spostamento veloce di truppe e di materiale bellico per cogliere di sorpresa gli assalitori.
Seguendo il percorso prestabilito abbiamo raggiunto uno spiazzo, occupato in gran parte da grossi ruderi calcarei. Questa prima sosta è servita per osservare il paesaggio mozzafiato che ci offriva il versante Nord e per ascoltare le spiegazioni su quello che resta del Mastio con l’antico Recinto: ha una forma trapezoidale, ed è difeso da cinque grandi torri quadrate, costruite dai Bizantini (Pentapylon), si suppone alte 15 mt e coronate da merlature e grondaie a testa leonina oggi esposte presso il Museo Paolo Orsi di Siracusa. Le torri venivano probabilmente usate come piattaforma per le catapulte. Nei pressi del Mastio vi sono i resti di tre grandi cisterne che servivano per l'approvvigionamento di acqua in caso di assedio. Al di là del Mastio vi è il grande Recinto dove era presente la porta d'ingresso al Castello aperta su un muro spesso circa 5 m. Tutta la costruzione presentava degli elementi strategici che servivano per cogliere di sorpresa gli eventuali assalitori come, ad esempio, l'intricato susseguirsi di gallerie che, in gran parte, tutti abbiamo percorso con una certa difficoltà causata dall’impervio, degradante e totalmente buio camminamento. Il dedalo di gallerie dava la possibilità di spostare le truppe da un punto all'altro della Fortezza senza essere visti. Inoltre nelle molteplici gallerie cieche era possibile nascondere le truppe per sortite a sorpresa. La "porta ad invito" (opera a tenaglia), posta nel tratto nord delle mura, costituiva un altro elemento strategico dove chi avesse tentato l'ingresso si sarebbe trovato circondato sotto l'attacco delle milizie del Castello. All'interno della costruzione erano disposte anche i vari ambienti di servizio per i soldati come le cucine, gli alloggi, i magazzini, le cisterne ecc.
Un’altra sosta l’abbiamo fatta nel terzo fossato, il più importante, come si diceva sopra, perché, inoltre, conserva i resti dei piloni del ponte levatoio.
Lasciato il terzo fossato, dopo aver attraversato un’altra galleria, con emozione e ancora qualche altra difficoltà, siamo usciti all’aria aperta per seguire il sentiero che porta ad Ovest verso l’uscita dal sito archeologico. Un sentiero rivelatosi abbastanza agevole anche se, per la presenza di spuntoni rocciosi, siamo stati costretti a tenere gi occhi incollati al suolo il che ci ha limitato nella visione panoramica ma ci ha regalato la vista di un’interessantissima vegetazione, prepotentemente incuneata tra i ruderi, tra cui l’Acanto, gli Asfodeli, il Tarassaco e gli Iris selvatici non ancora fioriti, e il profumatissimo Finocchietto selvatico che molti di noi hanno furtivamente raccolto.
Scattata la classica foto di Gruppo dal piazzale di affaccio sulle Torri Pentapylon, dopo aver ringraziato e salutato affettuosamente la gentilissima dott.ssa Mariella Musumeci, ci siamo avviati all’autobus per rientrare in sede, mentre il tempo aveva cominciato a dare segni di peggioramento.
Un’escursione interessantissima ed affascinante, un po’ faticosa ma senza grossi problemi, come ha commentato la Presidente nel salutarci; inoltre arricchita per tutta la mattinata da un sole splendente e da una gradevole temperatura quasi primaverile.