Tour della Calabria-18/21 Ottobre
Il ricordo del recentissimo viaggio in Grecia è ancora vivido e già il nostro sodalizio è pronto per una nuova avventura, alla scoperta di arte e natura : aderendo al programma di viaggio in autobus proposto dal tour operator “ Pokemon “, alle prime ore del mattino del giorno 18 Ottobre scorso un nutrito gruppo di soci ed ospiti ( 54 partecipanti in tutto) è partito alla volta della Calabria sud-occidentale, per una gita di 4 giorni.
In un paio d’ore di viaggio, abbiamo raggiunto la prima tappa della nostra escursione: la cittadina di Bagnara, affacciata sullo Stretto di Messina, dirimpetto al litorale messinese, sulla famosa Costa Viola ( per il particolare colore delle sue acque al tramonto).Qui ci attendeva la prima delle guide che ci avrebbero accompagnato nelle nostre escursioni : la simpatica Luna, ragazza ucraina che, per amore, la lasciato la sua terra per stabilirsi in questo bel territorio, dove ha messo su famiglia, innamorandosi, oltre che del marito, anche della storia, dell’arte, della gastronomia e delle tradizioni calabresi, di cui ci ha diffusamente parlato.
Dopo una veloce visita esterna alla Chiesa del Carmine, ed alla Villa De Leo, abitazione signorile di una facoltosa famiglia del luogo, elegante esempio di art noveau, ci siamo spostati al centro della cittadina : qui abbiamo ammirato il monumento alla bagnarota, omaggio alla laboriosità ed alla forza delle donne , perno dell’economia locale: la statua raffigura una figura femminile con la tradizionale cesta sul capo, nella quale vengono trasportate le mercanzie, in questo caso il pesce fresco.
Ci siamo quindi spostati sul lungomare : qui la nostra guida ci ha illustrato con dovizia di particolari la affascinante pesca al pescespada (una delle principali risorse economiche della zona), che si svolge ancora secondo la antica tradizione che fa di questa attività un avvincente e leale combattimento tra uomo ed animale.
Qualche minuto per ammirare la bella Torre Aragonese di Ruggero, del XV secolo, facente parte del sistema di avvistamento e comunicazione che comprende un gran numero di costruzioni disseminate lungo tutta la costa calabra, e, poco più avanti , il singolare monumento alla cantante, nativa di Bagnara, Mia Martini ( per la verità, leggermente kitsch…).
Conclusa la visita della nostra prima tappa, abbiamo raggiunto la struttura che ci avrebbe ospitato per tutta la durata del nostro soggiorno, e dove avremmo consumato buona parte dei pasti: l’Hotel Residence Arcobaleno, nei pressi della cittadina di Palmi: un albergo di fronte al mare, con una scenografica piscina. Preso possesso delle camere, sistemati i bagagli e consumato il pranzo, nel primo pomeriggio siamo ripartiti alla volta di Pizzo Calabro, graziosa cittadina, sulla Costa degli Dei, che prende il nome dalla sua particolare forma: un promontorio a forma di becco d’uccello che si sporge sul mar Tirreno. La guida che ci ha accolto, la signora Isabella Rao, ci ha dapprima condotto nella centrale Piazza del Commercio, nella quale si trova una bella fontana ( dalle acque termali particolarmente fresche), accennandoci brevemente alla storia della cittadina e del suo più importante monumento: il castello Aragonese, che nel corso dei secoli ha conosciuto molteplici utilizzi : edificato da Ferdinando d’Aragona nel XV secolo, è stato castello, prigione, scuola. Oggi è un Museo dedicato principalmente alle drammatiche vicende di Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte, maresciallo dell’esercito francese, che qui fu imprigionato, processato e fucilato.
Le sale del Museo, che abbiamo visitato, oggi ospitano ricostruzioni storiche e testimonianze documentali di quei tragici avvenimenti, oltre ad una interessante collezione di monete,
La cittadina di Pizzo è anche famosissima per il rinomato tartufo, un dolce gelato con un cuore morbido di cioccolato, creato da un pasticcere del luogo per un ricevimento di nozze. Non potevamo perdere l’occasione di gustare questa prelibata specialità: e presso il bar Excelsior, nella centrale piazza del paese, dopo aver assistito alla sua preparazione, ci siamo deliziati con il suo squisito sapore. Al termine di questa piacevolissima sosta, abbiamo raggiunto la vicina Chiesa di San Giorgio, in stile barocco ,che ospita alcune pregevoli opere scultoree: un San Giovanni, attribuito a Pietro Bernini, padre del più famoso Gianlorenzo, ed alcune opere di bottega gaginiana.
Qui è anche sepolto Gioacchino Murat.
La prima giornata del nostro tour si è conclusa con un allegro giro in trenino, attraverso le viuzze del paese, che ci ha riportato indietro nel tempo, facendoci assomigliare più ad una scatenata classe di ragazzini in vacanza che ad un compassato gruppo di maturi escursionisti.
La cittadina di Scilla è stata la prima meta della seconda giornata di viaggio, che, però, non è nata sotto una buona stella: dopo la partenza, ci siamo accorti che in albergo era rimasto un socio, poi recuperato: il maltempo, che da qualche giorno minacciava le nostre zone, ha iniziato la sua azione di disturbo, con scrosci di pioggia improvvisi e violenti. E proprio a causa della pioggia, si è verificato uno spiacevole incidente che ha turbato non poco la serenità del nostro tour: lungo il tragitto a piedi per raggiungere la guida che ci attendeva al centro della città, una nostra socia è scivolata sull’asfalto bagnato: una brutta caduta che, avremmo scoperto in seguito, ha procurato la frattura del malleolo, e quindi, la fine della sua avventura calabrese: recuperata da un familiare, precipitosamente accorso in hotel, dove la sfortunata gitante era stata riaccompagnata, è ritornata a casa, per tutte le cure del caso. Ancora turbati dallo spiacevole incidente, abbiamo raggiunto finalmente la nostra guida, che ci ha accennato brevemente alla storia della cittadina , soffermandosi sulla leggenda di Scilla e Cariddi, le due figure mitologiche che secondo la leggenda agitano le impetuose acque dello Stretto. Dopo una sosta per ammirare la spettacolare veduta sulla costa, ed una breve visita alla Chiesa Matrice ,dedicata a Maria Immacolata ( in stile bizantino, che ospita una pregevole icona della Madonna Odigitria) avremmo dovuto visitare il Castello della Città: ma gli scrosci di pioggia, che andava via via rafforzando la sua intensità, ci hanno convinto ad un precipitoso rientro al nostro albergo: ma tutti i mali non vengono per nuocere, e così abbiamo potuto rilassarci per qualche ora tra piacevoli chiacchierate ed avvincenti partite di burraco lì per lì’ improvvisate.
Dopo pranzo, allontanatosi un po’ il maltempo, abbiamo ripreso il nostro peregrinare, alla volta di Vibo Valentia, importante cittadina ( oggi capoluogo di provincia), già colonia della Magna Grecia con il nome di Hipponion: la prima sosta presso il Castello Normanno Svevo; posto su un’altura, domina il territorio con la sua possente struttura, e oggi ospita un interessante Museo Archeologico Statale, che espone reperti di epoca protostorica, greca, bizantina. Uno dei pezzi più pregevoli è una piccola lamina d’oro, finemente incisa, in lingua dorica, rinvenuta in un sepolcro, con indicazioni per la vita ultraterrena , che attesta la diffusione del culto orfico nel territorio. Di rilievo anche la collezione di monete di periodi diversi ( fra le quali anche tre tetradrammi della antica Leontinoi) nonché busti e statue di epoca romana. Interessante, infine, la sala che raccoglie oggetti recuperati dalla Guardia di Finanza, nel corso della sua attività volta a contrastare il traffico illegale di reperti archeologici.
Conclusa la visita del Museo, ci siamo spostati nel centro della cittadina, per visitare il Duomo, dedicato a Santa Maria Maggiore e San Leoluca. Edificata nel VII secolo, sui resti di una Chiesa Bizantina, fu danneggiata da uno dei tanti terremoti che hanno colpito nei secoli la Calabria ( una delle zone sismiche più attive del nostro paese). All’interno, in stile barocco, decorato con pregevoli stucchi, si apprezzano un bel trittico marmoreo di Antonello Gagini, raffigurante la Madonna tra San Giovanni Evangelista e Maria Maddalena, ed un maestoso altare maggiore in marmi policromi.
Di particolare pregio anche il pesante portone bronzeo.
Prima destinazione del terzo giorno del nostro tour, il paesino di Serra San Bruno, sui rilievi tra l’Aspromonte e la Sila, ad un’altitudine di circa 1000 metri, che abbiamo raggiunto attraversando verdissimi boschi di faggio ed abete bianco, che crescono rigogliosi grazie al clima particolarmente umido e piovoso della zona. La località è famosa per la omonima Certosa, fondata attorno all’anno 1000 da Bruno di Colonia , monaco proveniente dalla prima abbazia certosina di Grenoble, la Chartreuse.
La Certosa vera e propria, ove risiedono ancora oggi una decina di monaci che osservano una rigida vita di clausura, rispettando, tra le altre, la regola del silenzio, non è più visitabile ( in precedenza vi erano ammessi solo visitatori di sesso maschile); ma è possibile farsi una precisa idea degli aspetti della vita monastica visitando il Museo della Certosa, dove sono stati fedelmente ricostruiti i diversi ambienti del monastero, e raccolti oggetti, documenti , attrezzi della vita quotidiana dei monaci, che vivono una vita di preghiera e lavoro, lontani dalle seduzioni del mondo. Un ambiente di profonda spiritualità, lontano anni luce dal caos della vita quotidiana.
Conclusa questa parentesi di serenità, abbiamo raggiunto il vicino abitato di Serra San Bruno, per visitare la Chiesa Matrice di San Biagio, patrono della Città. Anch’essa in stile barocco, custodisce al suo interno numerose opere d’arte: sui pilastri laterali, quattro statue di marmo, che raffigurano Santo Stefano, San Bruno, la Madonna e San Giovanni Battista: di pregevole fattura, il pergamo ligneo, realizzato con magnifici intarsi che richiamano i tasselli di un mosaico.
Il programma prevedeva quindi una visita al Santuario di Santa Maria del Bosco, immerso , come fa intuire il nome, in una rigogliosa selva di abeti ed alberi ad alto fusto, a breve distanza della Certosa; ma l’inizio dell’ennesimo acquazzone ci ha fatto desistere e ripiegare sul vicino locale dove avremmo consumato il nostro pranzo: una suggestiva baita immersa nella natura, nei luoghi dove San Bruno visse il suo eremitaggio.
Nel pomeriggio, abbiamo ripreso il nostro cammino con destinazione Tropea, la gemma della Costa degli Dei, che ogni anno richiama migliaia di turisti, affascinati dal suo mare cristallino, dai panorami mozzafiato, dalla varietà della offerta ricettiva. Ma il tragitto in pullman per raggiungere la nostra meta si è rivelato più complicato del previsto: le strette e tortuose strade di montagna erano poco adatte ad un autobus gran turismo, ed abbiamo impiegato oltre due ore per percorrere i 60 km circa che dividono Serra San Bruno da Tropea.
Giunti a destinazione mentre il sole si tuffava in mare, in un tramonto che, da solo, meritava il lungo viaggio, abbiamo subito raggiunto la prima meta della nostra escursione pomeridiana: il Santuario di Santa Maria dell’Isola. Edificato su uno scoglio a strapiombo sul mare, si raggiunge con una scalinata di circa 90 gradini: ma il magnifico panorama che si ammira dall’alto, con le isole Eolie che si stagliano sullo sfondo, compensano ampiamente la fatica. Il Santuario e tutto lo scoglio circostante sono ancora oggi di proprietà dell’Abbazia di Montecassino, alla quale furono donati, attorno all’anno Mille, dai Normanni. Già sede di monaci eremiti greci, il complesso ha subito numerosi rimaneggiamenti, anche a causa dei tanti terremoti da cui è stato colpito, l’ultimo nel 1905.Nella piccola Chiesa, dietro la quale si trova un bel giardino, ricco di lussureggiante vegetazione mediterranea, si ammira un settecentesco gruppo scultoreo che rappresenta la Sacra Famiglia che, il 15 Agosto di ogni anno, viene portata in processione in mare, tra il tripudio di fedeli e turisti.
Terminata la visita al Santuario non ci è stato possibile, data l’ora tarda, fare la prevista passeggiata nel centro storico della cittadina: e così, leggermente delusi per il mancato shopping che un po’ tutti ci eravamo programmati ed il sospirato gelato che non abbiamo potuto gustare, abbiamo finalmente fatto ritorno al nostro albergo.
Con il quarto giorno, è arrivata la fine del nostro tour: ma, prima di fare ritorno alle nostre case, ci aspettava l’ultima, interessante visita: quella al vicino sito archeologico di Tauriano, nel quale si trovano i resti degli antichi insediamenti che si sono succeduti a partire dalla protostoria: dapprima i Bretti ( o Bruzi), antica popolazione italica, poi i romani. Il parco occupa una larga parte del pianoro affacciato sullo splendido mare della Costa Viola. Qui, guidati da una socia della Cooperativa che si occupa della gestione del Parco, abbiamo dapprima visitato la Cripta di San Fantino, una sala ipogea già adibita a cisterna , nella quale possono apprezzarsi alcuni affreschi di epoca bizantina, e quindi le vestigia più importanti del sito: i resti dell’antico decumano romano che attraversava la città, un piccolo anfiteatro, anch’esso di epoca romana, una costruzione sacra ,le rovine di edifici pubblici e privati, ed infine una bella torre di avvistamento saracena, a protezione dalle incursioni che arrivavano dal mare.
Nel primo pomeriggio, dopo il pranzo consumato in hotel, abbiamo ripreso la strada del ritorno, un po’ dispiaciuti per la conclusione di una bella avventura che, nonostante qualche spiacevole intoppo ( in primis, l’incidente occorso alla nostra cara socia, ma anche l’inclemenza del tempo, che ci ha limitato negli spostamenti, costringendoci a rinunciare a qualcuna delle tappe programmate) si è rivelata, ancora una volta, occasione di conoscenza di luoghi, storia, natura e di rafforzamento delle relazioni tra i soci.
E gli affettuosi applausi tributati al Presidente, prof. Delfo Inserra, al termine del viaggio, confermano la nostra gratitudine per l’impegno ancora una volta profuso nella organizzazione anche di questa attività.
“ Il mondo è un viaggio, e chi non viaggia ne legge solo una pagina “ ( Sant’ Agostino).
E noi soci Archeoclub abbiamo già al nostro attivo una bella biblioteca…