L’Archeoclub di Lentini a Modica
Domenica 7 febbraio, l’Archeoclub di Lentini ha effettuato un’interessante gita culturale a Modica.
Modica si visita e si rivisita sempre con piacere. L’eleganza e la sobrietà del suo assetto urbanistico la rendono particolare e affascinante.
Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Fondata probabilmente dai Siculi, intorno al XXIII secolo a.C., conquistata dai Romani (III sec. a.C.), diventa roccaforte bizantina prima e possedimento arabo dopo. Ma è con l’arrivo dei Normanni che si afferma come centro di vitale importanza. Nel 1296, con Manfredi Chiaramonte, per volontà di Federico II d’Aragona, re di Sicilia, viene proclamata Contea e tale rimane fino al 1812.
La Contea di Modica, nel corso della sua secolare storia, è ricca, grande e potente: i suoi possedimenti si estendono per un quarto dei territori dell’isola e la figura del conte è seconda soltanto al re.
Il terremoto del 1693 la devasta, ma risorge rapidamente con quello stile sfarzoso ma elegante del tardo barocco, proprio della Val di Noto. La città mantiene una struttura urbanistica medievale, una certa atmosfera romantica, ma la scenografia barocca ne accresce il fascino. Per questo è stata ed è perla della Sicilia sud orientale, e per tale sua veste merita visite sempre più attente.
La visita della città si è svolta lungo un percorso che prevedeva tappe nelle sue chiese più importanti. S.Pietro, duomo della città bassa; S.Maria di Betlem, che custodisce al suo interno un Presepe della fine del XIX secolo, caratterizzato da un contesto scenografico che richiama le “cave” modicane, e contiene anche un portale tardo-gotico, ricco di elementi arabi, normanni e catalani. Particolarmente interessante la chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore (sec. XII), in pieno centro storico, la cui scoperta avvenne per caso nel 1987. Essa conserva un ciclo di pitture tardo-bizantine e normanne, parzialmente visibile, con un Cristo Pantocratore attorniato dalla Vergine e da santi.
Punta di diamante dell’architettura religiosa di Modica è la chiesa di San Giorgio, duomo della città alta. Capolavoro del barocco ibleo, si innalza imponente e maestoso, armonicamente inserito nel contesto paesaggistico. Edificato alla fine dell’XI secolo, distrutto dal terremoto del 1693 e ricostruito subito dopo, richiama l’Hofkirche di Dresda, di qualche decennio posteriore, il monumento più importante della città sassone, Patrimonio dell’Umanità, così come, non a caso, la Val di Noto.
Non meno emozionante la visita alla casa natale di Salvatore Quasimodo, che conserva l’originale studio del poeta e un’arcaica Lettera 32 che, forse, lesse per prima versi poi tanto noti.
La passeggiata per i vicoli della città è stata simpaticamente allietata dall’accompagnamento del gruppo vocale-strumentale Muorika mia, che ha magistralmente musicato versi dialettali di poeti modicani della fine dell’Ottocento e dei primi del Novecento: un corredo suggestivo che non poteva non creare emozioni di un tempo.
La tappa (d’obbligo) all’Antica Cioccolateria Bonaiuto ha concluso dolcemente la giornata.