Lentini, Il professore Giansiracusa ammalia l’uditorio.
“Illuminiamo l’invisibile” è il suggestivo titolo della conferenza – tenutasi sabato 10 settembre – che la sezione cittadina dell’Archeoclub ha organizzato difronte alla deliziosa chiesetta della Madonna della Catena. L’evento è stato fortemente voluto sia dal presidente della locale sezione prof. Filadelfio Inserra che dal coordinatore regionale prof. Pippo Cosentino, già past president della sezione “Alfio Sgalambro” dell’Archeoclub della nostra città. Ad illuminare e ammaliare l’uditorio è stato chiamato il prof. Paolo Giansiracusa. Il relatore ha condotto, con la sua solita maestria, un attento e folto uditorio alla scoperta e riscoperta di tanti eventi e/o manufatti artistici afferenti alla storia di Lentini. A tal proposito il prof. Giansiracusa ci ha inviato una nota sul suo intervento che volentieri pubblichiamo integralmente.
“La rinascita sociale, ambientale, culturale di una comunità passa dal recupero dell’identità collettiva per la quale le tradizioni e la storia, l’arte e il rispetto della dignità dei cittadini sono la struttura portante. Lentini, l’antica e prestigiosa Leontinoi, nel recente passato, sia per il sacco urbanistico che per il disinteresse delle amministrazioni del territorio e della regione, ha perduto parte della sua memoria storica. Eppure nell’agro leontino insistono le fondamenta di una delle città greche più importanti della classicità; fondamenta studiate solo in parte, limitatamente alle emergenze affioranti. Le varie contrade urbane ed extraurbane dove è nota la presenza dei resti della città greca sono ancora in attesa di studi sistematici. Ciò che è stato compiuto non è sufficiente a ridare orgoglio e speranza ad una comunità che vuole rinascere e recuperare i segni dell’identità sfregiata. Tanti sono gli aspetti che la politica nazionale e regionale dovrebbe attenzionare in merito alle città di Lentini, Carlentini e Francofonte. A Lentini, in particolare, nel 1895, con atto dispotico di Paolo Orsi fu smontato e trasferito a Siracusa il più grande mausoleo funebre rinascimentale della provincia aretusea. Si tratta del monumento marmoreo del 1525 eseguito da Giovan Battista Mazzolo per accogliere le spoglie di Eleonora Branciforti Aragona, morta probabilmente a Lentini all’età di 22 anni. Di quel complesso scultoreo nella Chiesa della Catena, già Santa Maria del Gesù, resta oggi una pagina vuota. Come vuoto è l’altare della stessa chiesa dove fino a qualche anno fa si conservava la statua gaginesca della Madonna della Catena commissionata da Sebastiano Agalambro nel 1513. Dell’antica Leontinoi sono i due frammenti di Kuroi conservati un tempo a Catania e a Siracusa. Due frammenti di epoche diverse : la testa arcaica, del VI sec. a.C. ; il busto classico, del V sec. a.C. Dopo essere stati fantasiosamente assemblati per creare un Kouros dall’aspetto inaccettabile, i marmi girano per Palermo, Catania, Siracusa, Atene… escludendo ad arte la Città di Lentini da cui i reperti provengono e dove sarebbe moralmente giusto che ritornassero in via definitiva. Ma Lentini ha molto altro da recuperare per ritrovare nel proprio passato la forza di rinascere. Si pensi ad esempio alla grande area archeologica di Monte San Basilio con la imponente cisterna romana connessa alle esigenze della città fortificata , si pensi all’area degli insediamenti bizantini del Crocifisso, al Castellaccio, al Murgo. Si pensi alle grandi strutture archeologiche romane legate alla coltivazione e alla macina del grano nel versante nord del territorio, verso la piana. Lentini è oggi un grande mosaico del quale le tessere più espressive sono altrove. Ciò compromette la lettura storica della città e impedisce alle nuove generazioni di dare slancio al proprio divenire. Non ultimo andrebbe valorizzato il corso del fiume Terias un tempo navigabile, sicuro porto canale della città greca. Rilevare alcuni tratti di quel canale, renderli visibili e fruibili servirebbe a far comprendere alle nuove generazioni che Leontinoi era città di mare, direttamente legata al mare Jonio”. Avete capito perché definivo “illuminante” e “ammaliatore” l’intervento del prof. Giansiracusa? Un’ultima riflessione. Cittadini e amministratori devono essere più interessati al territorio in quanto esso ci rivela il suo carattere identitario. Carattere identitario da tutelare e valorizzare poiché volano per un vero ed effettivo progresso.