Illuminiamo l’invisibile
Dopo la breve pausa estiva (anche se l’estate meteorologica non è ancora andata in pausa…), riprendono alla grande le attività della nostra Associazione, organizzate con il massimo impegno dal Presidente della nostra Sede, prof. Filadelfio Inserra e dal Consiglio Direttivo che lo collabora.
Sabato 10 Settembre, nel magico scenario del piazzale antistante la deliziosa Chiesa della Madonna della Catena, piccolo gioiello del XV secolo, in una serata di luna piena ( che però ha fatto un pò la ritrosa, e, benché attesa ed invocata, non si è mostrata in tutto il suo splendore…), si è tenuto l’incontro con il prof. Paolo Giansiracusa, dal suggestivo titolo “ Illuminiamo l’invisibile”.
L’evento, proposto dal coordinamento regionale dell’Archeoclub alle sedi siciliane, e condiviso con entusiasmo dalla nostra Sezione, si propone di “accendere le luci” e quindi richiamare l’attenzione della collettività sui tanti beni artistici sottratti alle comunità di pertinenza.
Alla presenza di un folto numero di soci e graditi ospiti, il Presidente, ha dato avvio alla serata, con i saluti agli intervenuti ed al relatore, di cui ha ricordato le tante competenze: grande storico dell’arte, con un curriculum di tutto rispetto, già docente universitario, profondo conoscitore dei beni culturali ed artistici, italiani e non, fondatore e direttore della collana “Quaderni del Mediterraneo”, importante collana di studi e ricerche sui beni culturali del nostro paese.
La nostra Associazione ha avuto modo di apprezzare in tantissime occasioni la sua enciclopedica conoscenza della materia, e la sua grande capacità di affabulatore, tanto è vero che nel 2017 gli è stato assegnato il premio Pisano Baudo, che la nostra Sede conferisce alle personalità che maggiormente si distinguono nella valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale.
Ha preso quindi la parola il prof. Pippo Cosentino, Coordinatore Regionale dell’Archeoclub, nonché nostro Past President, che ha illustrato più in dettaglio le caratteristiche della serata, fortemente voluta e sostenuta dal Coordinamento Regionale. Un particolare e commosso ricordo è stato rivolto al prof. Aldo Messina, recentemente scomparso, grande studioso, già docente di Archeologia Medievale presso l’Università di Trieste, che ha svolto un’importante attività di valorizzazione della architettura rupestre del nostro territorio.
La serata è entrata nel vivo con l’intervento del Prof. Giansiracusa, che ha introdotto l’argomento della serata, citando un curioso documento (che verrà poi integralmente letto al termine dell’incontro), in cui il prof. Paolo Orsi richiede al Sindaco dell’epoca di Lentini, sig. Consiglio, la consegna del Mausoleo di Eleonora Branciforti, monumento eretto e custodito proprio nella la Chiesa della Madonna della Catena. In questa missiva, redatta con toni inaccettabilmente bruschi, traspare chiaramente la scarsa attenzione del prof. Orsi verso l’autonomia, l’identità e la dignità della Città, i cui gloriosi trascorsi sembrano a lui ignoti.
Nonostante la resistenza del Sindaco, il monumento sarà comunque sottratto alla città di Lentini, nel 1895, e portato a Siracusa, dove rimarrà nei magazzini sino al 1952, quando, restaurato, sarà esposto al pubblico nel Museo Bellomo di Siracusa.
Il relatore è passato quindi ad illustrare nel dettaglio, con l’ausilio di numerose slides, le peculiarità di questo capolavoro di rara bellezza: monumento funebre della giovane Eleonora Branciforti di Aragona, appartenente ad una nobile famiglia del paese, morta all’età di 22 anni, il mausoleo evidenzia parecchie somiglianze con quello dell’Arcivescovo Bellorado, nella Cattedrale di Messina, ed è probabilmente da attribuire allo stesso artista, Giovan Battista Mazzolo.
Basandosi sulla data di morte della giovane, la realizzazione del mausoleo è stata fatta risalire al 1525.
La delicatissima fattura delle figure colloca questo monumento tra le opere scultoree di maggior valore artistico del Cinquecento siciliano.
Nella parte più alta del monumento, realizzato in candido marmo di Carrara, domina l’immagine del Padre Eterno benedicente fra due angeli; sul sarcofago spicca lo stemma nobiliare, mentre nella parte bassa si apprezzano le tre virtù teologali, Fede, Speranza, Carità, racchiuse in tre nicchie adornate con preziosi fregi: in uno di questi è raffigurato San Francesco in quanto la Chiesa, come l’annesso Convento, era affidata ai frati minori francescani, sin dalla sua edificazione avvenuta nel 1.470.
Originariamente dedicata a Santa Maria del Gesù, la Chiesa fu in seguito intitolata alla Madonna della Catena, a seguito della collocazione nella Chiesa stessa di una statua di marmo bianco, di stile gaginesco, raffigurante la Vergine che scioglie le catene del peccato: la scultura, che fu donata dalla famiglia Sgalambro, è oggi custodita nella Chiesa Madre di Lentini.
Nonostante i gravi danni del terremoto del 1693 alla Chiesa ed al Convento annesso, il mausoleo rimase integro: entrambi gli edifici vennero poi ricostruiti, ma, dopo l’acquisizione da parte dello Stato Italiano, a seguito dell’Unità d’Italia, il convento venne demolito e la Chiesa cadde in profonda decadenza e solo di recente è stata oggetto di restauro, e restituita alla sua antica bellezza.
Altro esempio di tesoro trafugato alla comunità lentinese è il Kouros. Nonostante le parti che compongono la statua siano state rinvenute in territorio di Lentini, la scultura è stata ospitata in diverse sedi: il Museo Paolo Orsi, il Castello Ursino di Catania, ed è stata esposta in diverse città , in giro per il mondo; ma, nonostante il movimento d’opinione volto a richiedere con forza la restituzione della statua al luogo della sua originaria appartenenza , non è ancora stato possibile riavere “ a casa” questo capolavoro dell’arte greca, databile tra il 530 ed il 490 a.c.
Il prof. Giansiracusa dissente dalla ricomposizione in un’unica scultura, avvenuta nel 2018, delle due parti, rinvenute in occasioni diverse; a suo avviso esse appartengono ad opere differenti: la testa, più tozza e possente, si colloca in epoca arcaica, mentre il busto, di fattezze più delicate ed aggraziate, fa pensare ad un’epoca successiva.
Il relatore ha concluso la sua interessante disamina, citando altri esempi di importanti testimonianze del nostro passato non sufficientemente tutelate e valorizzate: il sito archeologico di monte San Basilio, con i resti di un importante insediamento greco : una imponente cisterna, una stazione granaria , alcune strutture ipogeiche, che oggi versano in stato di abbandono.
Da qui, l’appello ad una forte mobilitazione per la tutela e la valorizzazione delle nostre tradizioni ed ha ribadito l’importanza, per la valorizzazione del nostro territorio, delle ricerche e degli studi sulle Chiesi rupestri in Sicilia ed in particolare sulla Grotta del Crocifisso da parte del Prof. Aldo Messina, ed ha proposto di intitolarGli una Via di Lentini, proposta che l’Archeoclub di Lentini sosterrà nelle sedi opportune.
Sono seguiti alcuni interventi, che hanno sottolineato la necessità di importanti iniziative a tutela del territorio, soprattutto da parte degli enti pubblici.
La bella serata si è chiusa con l’offerta al relatore di alcuni omaggi: una riproduzione del dipinto “Il Martirio dei Santi Martiri”, recentemente restaurato, alcune pubblicazioni edite a cura della nostra Associazione, e una copia incorniciata del Tetradramma di Leontinoi, moneta di epoca greca.