IL BIVIERE DI LENTINI
Continuano gli appuntamenti culturali della nostra Associazione, volti all’approfondimento della conoscenza del nostro territorio.
Nel pomeriggio di Venerdì 21 Ottobre, nei locali della Biblioteca Comunale ( ex Aias ), il Dr. Francesco Valenti ha intrattenuto soci e graditi ospiti sul Biviere di Lentini.
Ha introdotto l’incontro il Presidente dell’Archeoclub, prof. Filadelfio Inserra che, dopo i saluti agli intervenuti ed una breve presentazione del relatore ( studioso della storia, cultura, archeologia del territorio, ben noto alla nostra Associazione per le molteplici conferenze dallo stesso tenute, e nostro socio onorario) ha rivolto un commosso saluto all’Ing. Sebastiano Roccazzello, socio Archeoclub, prematuramente scomparso nei giorni scorsi.
Ha quindi brevemente accennato all’oggetto dell’incontro, incentrato su quello che rappresenta uno dei siti più significativi del nostro territorio, l’invaso del Biviere, ed alle sue potenzialità ( in atto, purtroppo, inespresse) sotto il profilo turistico, sportivo, paesaggistico.
Il Dr. Valenti ha dato quindi avvio alla sua relazione, accennando a quella che deve diventare un’irrinunciabile priorità, ai fini della valorizzazione e della diffusione delle nostre risorse : il ripensamento del territorio.
La proiezione di un video dell’Istituto Luce, sul prosciugamento dell’invaso, iniziato negli anni Trenta del secolo scorso, ci ha introdotto nel cuore dell’incontro: il lago del Biviere, che è stato per secoli importantissima risorsa economica e ricchezza per il nostro territorio, ma anche causa di malattie e morte, per l’altissima incidenza della malaria nella popolazione residente, che ispirò molte pagine della produzione letteraria del Verga.
E proprio alcune pagine della novella di Verga “ Malaria” sono state lette dal prof. Pippo Cosentino, nostro Past President, per introdurci più intensamente nell’atmosfera del luogo.
Da un punto di vista geografico, il Biviere si collocava in un avvallamento del terreno, tra la piana di Catania e le falde dei Monti Iblei, in cui confluiva il fiume Trigona, e nel quale si trovavano numerose sorgenti di acqua dolce. La conca si apriva verso Sud, facendo defluire le acque verso il fiume San Leonardo e la sua profondità variava, a seconda dei diversi periodi dell’anno, da due a quattro metri, e la sua estensione dai sei ai dodici chilometri quadrati.
Diverse ipotesi sono state elaborate in merito alla sua origine, sicuramente di natura artificiale. Poiché non si trovano riferimenti alla sua esistenza nei testi antichi, greci e romani, né nella Storia dei Santi, o in quello della Sicilia dell’arabo Idrisi, è legittimo ritenere che l’invaso fu realizzato in epoca tardo medievale; l’ipotesi più accreditata, oggi, è che abbia avuto origine tra il XII e XIII secolo, presumibilmente ad opera dei Cavalieri Templari, che sbarrarono il fiume Trigona per disporre di un bacino idrico da utilizzare come riserva di caccia e pesca.
Tale intervento, però, riducendo l’apporto delle acque dei fiumi Trigona/Galici al San Leonardo, fece perdere a quest’ultimo la sua caratteristica di navigabilità.
Ricchissima era la flora lacustre del Biviere. Numerose specie di canne, di piante, di infiorescenze e ninfee che costituivano l’habitat ideale della fauna aviaria del sito: cicogne, aironi, cigni, fenicotteri, anatre ed altre pregiate varietà di uccelli. Oltre la caccia, numerose erano le risorse economiche assicurate dal lago, innanzitutto la pesca, tanto che quella dei pescatori era la più ricca corporazione della zona. Praticata oltre che sulle barche, a mezzo di reti di diversa tipologia, essa veniva effettuata, solo da Ottobre a Marzo, attraverso particolari strutture, denominate “ morti”, nelle quali venivano spinti e poi catturati i pesci. Oggi è ancora visibile il rudere di una di queste strutture, la cosiddetta “ Morte di Lentini”
Altre importanti risorse erano la raccolta e la lavorazione delle canne, nonché la coltivazione di una particolare varietà di frumento precoce che cresceva sulle rive del lago, il grano “ marzuolo”.
Per ringraziare di tutte le ricchezze assicurate dal Biviere, ogni anno, alla fine della stagione estiva, si svolgeva una processione, nella Chiesa di Sant’Andrea, (protettore dei pescatori), oggi inglobata nella proprietà dei principi Borghese.
Ma la elevata incidenza della malaria, che mieteva ogni anni innumerevoli vittime tra la popolazione, determinò la volontà di procedere alla bonifica del pantano; per questa operazione furono elaborati diversi progetti, a partire dalla unificazione d’Italia, tutti accantonati per l’eccessivo costo delle opere.
Alla fine, fu attuato il progetto presentato dalle famiglie Beneventano e Trabia Lanza/ Borghese, curato dall’Ing. Pisano, che prevedeva la bonifica totale dell’invaso, che fu portata a termine negli anni Trenta del secolo scorso. Un altro spezzone di un documentario dell’Istituto Luce ha illustrato le frenetiche opere di prosciugamento delle acque e di ricopertura del terreno.
Tale opera non risolse, tuttavia, il problema principale ( la malaria continuò, e fu sconfitta solo dall’uso di potenti insetticidi come il DDT) ma ne creò altri, sotto il profilo ambientale (modifiche del clima, nonché della flora e della fauna) ed economico, per la cessazione di attività importanti come la pesca, la caccia e la lavorazione delle canne.
Del vecchio lago restano oggi solo poche testimonianze: alcuni ruderi di vecchie costruzioni, l’antica chiesetta di Sant’Andrea ( oggi ricadente, come detto, nella proprietà dei principi Borghese), i resti della “ Morte” di Lentini.
Negli anni ‘70, tuttavia, la cronica carenza di risorse idriche necessarie all’agricoltura ed all’industria, suggerì l’opportunità di un ripristino dell’invaso, seppure con dimensioni più ridotte, ma con una profondità maggiore, ed oggi il Biviere è tornato a caratterizzare il panorama del nostro territorio, e ad offrire un importante rifugio per innumerevoli specie di uccelli, migratori e stanziali .
Terminata la interessante relazione del Dr. Valenti, si è dato spazio agli interventi del pubblico. Tutti hanno sottolineato la necessità di un maggior utilizzo, da parte della collettività, di un sito che presenta eccezionali motivi di interesse sotto il profilo paesaggistico, naturalistico, turistico, e che oggi è interdetto ad ogni attività.
Purtroppo le diverse Amministrazioni Comunali che si sono succedute, dalla fine della costruzione dell’invaso ad oggi, non sono riuscite ad produrre progetti concreti per una piena fruizione di questo bellissimo patrimonio.
Si auspica pertanto un maggior interesse da parte delle istituzioni, ai fini della valorizzazione di una risorsa che potrebbe avere importanti risvolti di natura economica per il nostro territorio. La serata si è conclusa con i saluti del Presidente, che ci ha dato appuntamento al prossimo 25 Novembre per un’altra conferenza del Dr. Valenti, che ci parlerà della travagliata storia del Kouros di Leontinoi.