Il terremoto del 1693 e la ricostruzione.
Un nuovo capitolo della affascinante storia del nostro territorio si aggiunge ai racconti precedenti: nella serata del 8.6.2021, nel salone del Palazzo Beneventano, nuovamente in presenza ma con la trasmissione in streaming dell’evento, sulle pagine Facebook della nostra Associazione e di Leontinoi 2021, si è tenuta la conferenza, organizzata dall’Archeoclub di Lentini nell’ambito delle ormai ben note iniziative pensate per il 2750o anniversario della fondazione di Leontinoi.
A guidarci  nell’ interessante racconto degli eventi tragici che sconvolsero la Sicilia Orientale nel 1693 e della tormentata vicenda della ricostruzione della nostra città, negli anni immediatamente successivi al terremoto, il  Dott. Francesco Valenti, insigne  studioso del territorio, autore di numerose pubblicazioni di argomento storico, del cui corposo curriculum si è avuto modo di riferire in occasione delle precedenti conferenze dallo Stesso tenute per la nostra Associazione ( due solo in quest’anno,  “ La Città Romana “ e “ Il Cristianesimo ed il Culto dei Santi”). Peraltro, proprio per la sua  vicinanza  alla nostra Associazione, al Dott. Valenti è stata conferita la qualifica di Socio Onorario dell’Archeoclub.
Ha introdotto la serata Alfio la Ferla, in rappresentanza del Comitato Leontinoi 2021-2750 anni dalla Fondazione  Greca, che, dopo i saluti di rito, ha  tenuto a ringraziare chi, con il proprio servizio, ha contribuito sin dall’inizio alla riuscita dei singoli eventi: la 4K Revolution, per le riprese in streaming degli incontri; la Associazione Nazionale della Polizia di Stato, che ha vigilato sul rispetto delle disposizioni per il contrasto alla pandemia; la Coop. Lost & Found, che, in più occasioni, ha messo a disposizione i locali e le attrezzature per lo svolgimento degli eventi.
È stata poi la volta del nostro Presidente, che ha ricordato come, tempo fa, il Dott. Valenti abbia già tenuto una conferenza sul terremoto del 1693: tuttavia la riproposizione dell’argomento bene si inserisce nelle specifiche finalità di Leontinoi 2021, e risponde alla esigenza di fare riflettere sulla occasione mancata di una razionale ricostruzione del nostro paese. 
Peraltro, la nostra Associazione ha curato, proprio per questa occasione, la ristampa del libro pubblicato dal Dott. Valenti nel 1992, “ La Città Dimenticata “, ( che da tempo era esaurito nelle librerie e risultava introvabile), allo scopo di fornire 
un importante motivo di conoscenza a chi volesse approfondire l’argomento : tale ristampa è stata seguita da una giovane casa editrice locale , la Duetredue, di Carlentini, di cui il Prof. Cosentino ha sottolineato l’entusiasmo  ed il “ coraggio”, cedendo  la parola ad uno dei suoi giovani esponenti, Salvo Arcidiacono; questi, nel manifestare il proprio compiacimento per avere collaborato ad una  iniziativa di tale spessore, ha ribadito il valore documentale dell’opera, che può servire da stimolo all’approfondimento  di una pagina poco conosciuta della nostra storia .
Quindi, la serata è entrata nel vivo, con la lettura da parte del Prof. Cosentino del corposo curriculum del relatore, e della introduzione ( a cura dello stesso Prof. Cosentino) alla  pubblicazione  ristampata . 
È iniziato quindi l’affascinante racconto  di un evento che sconvolse il nostro territorio, segnando una sorta di “ spartiacque” tra la città che fu e quella che avrebbe potuto essere, a differenza di altri paesi Iblei che da quell’evento tragico trassero impulso per una vera rinascita, sotto il profilo architettonico. 
Il Dott. Valenti ha ricordato come nel 1991 tutti i comuni della Val di Noto iniziarono a organizzarsi per celebrare, con varie manifestazioni, il trecentesimo anniversario del terremoto; anche il Comune di Lentini aderì, seppure in ritardo, a questa iniziativa, stanziando una importante somma per la realizzazione di un compendio delle ricerche e degli studi effettuati sull’argomento; l’opera, tuttavia, non vide mai la luce. 
Il Dott. Valenti, però, con il supporto dell’Archeoclub e della Fidapa, curò la pubblicazione di una ricerca sulla quale lo stesso stava lavorando: nacque così la prima edizione della “Città Dimenticata “, che riscosse  un grande successo anche tra gli studiosi del settore, come Giarrizzo e l’arch. Giuseppe Pagnano, per i quali l’opera fu vista come l’apertura di una finestra sulla storia di Lentini, stante l’assenza di studi seri ed approfonditi sull’argomento.
La narrazione vera e propria del terremoto inizia con la proiezione dell’immagine di una tela, custodita nella Chiesa di Sant’Alfio ( l’unico dipinto commissionato e realizzato appositamente per la Chiesa stessa), che rappresenta Dio, la Madonna e Sant’Emidio, il Santo dei terremoti, e sullo sfondo, la città ricostruita dopo il sisma; la tela è attribuita al pittore Pietro Paolo Vasta ( che realizzò altri analoghi dipinti in chiese di Catania e Giarre); l’opera vuole essere la commemorazione di un evento tragico, che segnò profondamente la comunità.
Prima del sisma, Lentini ( che era la seconda città più popolosa della Val di Noto, dopo Catania) , pur avendo un’intensa vita economica ( come testimonia un antico documento che elenca le numerose corporazioni presenti ) è una città già in crisi.
Molteplici sono le cause : la fondazione della città di Carlentini, nel 1550/1551, dove si trasferirono molti abitanti di Lentini, per usufruire dei benefici previsti ( di carattere fiscale, di cessione di terreni etc); l’epidemia di peste che aveva decimato la popolazione; una crisi agricola che aveva impoverito l’economia tutta.
In un territorio già sconvolto da una disastrosa eruzione dell’Etna, alla metà del 1.600, che aveva portato morte e distruzione e profonde modifiche nella geografia del territorio, la violenta scossa di terremoto che si registra in tutta la Sicilia Orientale il 9 Gennaio 1693 causa, nella nostra città, il crollo di buona parte degli edifici pubblici e privati; il resto sarà distrutto dalla seconda scossa, il successivo 11 Gennaio, di una potenza violentissima, oggi calcolata nell’undicesimo grado della scala Mercalli, e della  durata di oltre un minuto; uno degli eventi sismici più catastrofici mai registrati, quindi, che portò morte ( si calcola circa il 35% della popolazione) e la distruzione pressoché totale del patrimonio urbanistico. 
Anche Lentini registrò un numero elevatissimo di morti ( qualcuno parla addirittura di una percentuale del 50%), mentre i superstiti si spostarono in larga parte nella vicina Carlentini, che appariva più sicura.
La città restò quindi pressoché spopolata, e si iniziò a pensare alla sua ricostruzione, che alcuni cittadini  volevano realizzare  in un sito diverso da quello originario, per avere maggiori  opportunità di sviluppo,  in un ambiente più salubre ( ricordiamo che Lentini, all’epoca, era afflitta dalla malaria), mentre altri insistevano per mantenere la precedente situazione, per non perdere privilegi acquisiti, o sfruttare la possibilità di ampliare le proprie abitazioni, acquisendo lotti di terreno abbandonati  dagli  originari proprietari.
Questo testimonia  la profonda disgregazione del tessuto sociale del paese, e la sostanziale mancanza di obiettivi comuni; una situazione, quindi, che non si discosta molto da quella attuale….
Pochi giorni dopo il sisma, e precisamente il 20 gennaio 1693, il Viceré, il Duca di Uzeda, nomina i commissari incaricati della ricostruzione, che avranno pieni poteri.  
Tra questi, Don Giuseppe Lanza, Duca di Camastra, valente generale, grande stratega, che si era distinto nella ribellione di Messina, sedando la rivolta contro gli spagnoli. 
Preceduto dal sopralluogo di Don Scipione Coppola, suo vice, che gli aveva riferito che a Lentini non era rimasta “ una pietra sull’altra “ il Duca di Camastra incontra il Senato di Lentini, che gli manifesta la volontà di ricostruire la città in altro sito.
Inizialmente il Duca si dimostra contrario, ma poi si convince, e sceglie per lo scopo il Piano della Fiera, dove fa spostare i cittadini superstiti. Ma anche questa scelta viene criticata da una parte dei notabili locali, che ritengono il luogo poco salubre, troppo ventoso ( motivazioni in evidente contraddizione tra loro) e povero di acqua. Sono, evidentemente,  motivazioni pretestuose, e il vero motivo è da ricercare nel fatto che, essendo il Piano della Fiera terreno demaniale, non ci sarebbero stati espropri e quindi possibilità di speculazioni.
Il Duca di Camastra incarica allora della individuazione della zona più adatta alla ricostruzione di Lentini un famoso architetto urbanista, Fra Michele Italia. Questi, oltre a numerosi,  pregevoli lavori, era l’autore della progettazione della città di Avola, dove la ricostruzione in altro sito era stata avviata in tempi rapidissimi, su disposizione del signore della città, il duca di Terranova. 
Fra’ Italia individua nel Poggio di San Pietro la zona più adatta per l’edificazione della nuova città di Lentini: nei documenti dell’epoca, tale sito viene descritto come una collina, ricca di fonti d’acqua e di verde, alla distanza di un miglio dalla vecchia città, e sulla strada per Francofonte. Sulla base di tali indicazioni, si può ritenere che il luogo in questione corrisponda  a quello dove sorge l’attuale Ospedale Civile, come confermano alcune fotografie a raggi infrarossi scattate nel 1994, nelle quali si distinguono delle griglie di strade ( non visibili ad occhio nudo), a conferma che la planimetria elaborata da Fra’ Angelo Italia per la nostra città ricalcava quella di Noto: dalle stesse fotografie si evidenziano cumuli di pietre, residui delle costruzioni già avviate. 
Il duca di Camastra comincia a far costruire la Torre dell’Orologio, l’acquedotto, ad assegnare i lotti di terreno per la costruzione delle abitazioni private, ma la tradizionale indisciplina degli abitanti della città innesca continui contenziosi e violazioni  del piano regolatore redatto da Fra’ Italia. 
Il progetto di ricostruzione sul Poggio San Pietro quindi fallisce, nonostante l’impegno e lo zelo del Duca di Camastra, a causa della discordia e litigiosità delle varie classi sociali, e dello stesso clero,  e della mancanza di una classe politica in grado di gestire in modo lungimirante una  sfida impegnativa come la costruzione di una nuova città.
Il Duca di Camastra, quindi, getta la spugna, e ammette il proprio fallimento, con parole piuttosto dure nei confronti della Città, e Lentini viene ricostruita sul precedente sito, con alcune modifiche all’impianto originario ( la Cattedrale e la Chiesa di Sant’Alfio, originariamente distinte, saranno unificate in un’unica costruzione, con il titolo di Chiesa Madre di Santa Maria La Cava e dei Santi Alfio Filadelfo e Cirino). 
È, sicuramente, un’occasione perduta, che ha  impedito alla nostra città di avere quella nuova e bella immagine architettonica  degli altri paesi progettati da Fra’ Angelo Italia, Avola e Noto, mantenendo quell’aspetto disordinato e confuso che ben conosciamo.
Con questa amara considerazione, si è conclusa la relazione del Dott. Valenti, che, come ha anticipato il Prof.Cosentino, curerà prossimamente altri due incontri, “ La Città del Leone “ e “ Il lago del Biviere”.
Il Presidente ha altresì preannunciato l’incontro, fissato per il prossimo 2 Luglio nel cortile della Biblioteca Comunale con il Prof. Alfio Siracusano, che illustrerà le tre rappresentazioni previste per la stagione del Teatro Greco di Siracusa ( Le Coefore-Eumenidi, Le Baccanti, Le Nuvole) , alle quali assisteranno alcuni soci,  che già hanno dato la loro adesione.
Ha concluso la serata Alfio La Ferla,  riferendo sui prossimi appuntamenti previsti dal programma di Leontinoi 2021, in particolare sulla riapertura di numerosi siti , sia di competenza comunale, che della Chiesa locale, che del Parco Archeologico, per la promozione turistica della città. 
Un’iniziativa importante, che, si auspica, consentirà un significativo afflusso di visitatori.
Il nostro vulcanico Presidente,  infine, ci ha dato appuntamento al prossimo 9 Luglio per il tradizionale incontro, prima della pausa estiva, presso l’agriturismo “ La Badiula “: dopo la sospensione dello scorso anno, per i noti motivi sanitari, sarà l’occasione per ritrovarci e riprendere, si spera, le piacevoli consuetudini e la convivialità troppo a lungo impedita.