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I tappeti litici della Sicilia orientale
Incontro con Paolo Giansiracusa e Luca Maci
Nei locali del Palazzo Beneventano in Lentini (Sr), sabato 25 marzo 2017, ore 18, organizzata dall’Archeoclub in collaborazione con Italia Nostra, ha avuto luogo un interessante incontro con Paolo Giansiracusa (docente Accademia di Belle Arti - Siracusa) e con il nostro concittadino Luca Maci (architetto), per parlare ancora una volta della storia, degli studi di ricerca, delle opere di restauro, conservazione e promozione dei numerosi e pregevoli beni culturali e architettonici di cui è ricca la nostra Lentini. Relatori il prof. Paolo Giansiracusa che ha parlato dei “Tappeti Litici della Sicilia Orientale”, e l’Architetto Luca Maci che ha illustrato la sua puntuale e scientifica ricerca sul tappeto litico del”Sagrato del Duomo di Lentini” inserita nel N° 15 dei Quaderni del Mediterraneo, una raccolta di studi e ricerche sui Beni Culturali Italiani curata dal prof. Giansiracusa.
I rituali e affettuosi saluti e ringraziamenti del presidente, prof. Pippo Cosentino, agli illustri Ospiti tra cui alcuni presidenti dei Club e Ass. Culturali della città, al presidente e rappresentanti dell’UNESCO Club di Militello in Val di Catania, di Zafferana Etnea, e ai Soci, numerosi come sempre, hanno dato il via alla serata, che si preannunciava già molto interessante. Una brevissima presentazione dell’argomento e dei Relatori, poi Pippo, sottolineando l’importanza dei costruttivi rapporti di collaborazione con la Scuola, ha dato la parola al prof. Interlandi, del Liceo Artistico “P. Nervi” di Lentini, che ha illustrato il progetto didattico “Un Proposta Operativa” dal Progetto al prototipo in attesa di commercializzazione. Un Progetto molto interessante, come abbiamo potuto capire anche con il supporto delle numerose diapositive proiettate e dai prototipi esposti in sala, consistente nello studio e nell’applicazione, con molta creatività, dei disegni del tappeto litico del Sagrato della Chiesa Madre a vari oggetti di uso comune: dall’abito, all’ombrello, alla borsetta, alle piastrelle di ceramica, ecc.
I rituali e affettuosi saluti e ringraziamenti del presidente, prof. Pippo Cosentino, agli illustri Ospiti tra cui alcuni presidenti dei Club e Ass. Culturali della città, al presidente e rappresentanti dell’UNESCO Club di Militello in Val di Catania, di Zafferana Etnea, e ai Soci, numerosi come sempre, hanno dato il via alla serata, che si preannunciava già molto interessante. Una brevissima presentazione dell’argomento e dei Relatori, poi Pippo, sottolineando l’importanza dei costruttivi rapporti di collaborazione con la Scuola, ha dato la parola al prof. Interlandi, del Liceo Artistico “P. Nervi” di Lentini, che ha illustrato il progetto didattico “Un Proposta Operativa” dal Progetto al prototipo in attesa di commercializzazione. Un Progetto molto interessante, come abbiamo potuto capire anche con il supporto delle numerose diapositive proiettate e dai prototipi esposti in sala, consistente nello studio e nell’applicazione, con molta creatività, dei disegni del tappeto litico del Sagrato della Chiesa Madre a vari oggetti di uso comune: dall’abito, all’ombrello, alla borsetta, alle piastrelle di ceramica, ecc.
Il presidente si è congratulato con i docenti e gli studenti che hanno realizzato il Progetto che fa intravedere delle buone prospettive anche economiche. Ha poi parlato dell’importanza dei restauri realizzati come si deve soffermandosi su quello effettuato per il ripristino della Piazza, fatto male con l’utilizzo di materiale per niente adatto, ritenuto da molti un’occasione stupidamente persa.
La piazza è la carta di presentazione di una città, come ha ribadito il prof. Giansiracusa nel suo primo intervento, è lo spazio di convergenza della popolazione, dove si riunisce la gente per i grandi eventi, per le festività religiose, per S. Alfio. I lavori di ripristino della Piazza, se fossero stati programmati e poi realizzati con le specifiche competenze architettoniche, guardando soprattutto al passato e alla sua storia, avrebbero potuto essere anche utilizzati, smantellando la strada davanti la Chiesa Madre, per dare delle risposte certe all’ipotesi della presenza del completamento del tappeto litico del Sagrato che appare mozzato: sotto la Piazza ci potrebbe essere mezzo tappeto. Ma non esistono immagini documentate di quello che non c’è quindi si può solo ipotizzare e utilizzando tutto ciò che è conservato negli archivi storici riguardante la Piazza, se ne può costruire la “storia” analizzando le pietre che formano il Sagrato da un punto di vista privilegiato, come ha fatto l’architetto Maci nel suo lavoro di ricerca.
La piazza è la carta di presentazione di una città, come ha ribadito il prof. Giansiracusa nel suo primo intervento, è lo spazio di convergenza della popolazione, dove si riunisce la gente per i grandi eventi, per le festività religiose, per S. Alfio. I lavori di ripristino della Piazza, se fossero stati programmati e poi realizzati con le specifiche competenze architettoniche, guardando soprattutto al passato e alla sua storia, avrebbero potuto essere anche utilizzati, smantellando la strada davanti la Chiesa Madre, per dare delle risposte certe all’ipotesi della presenza del completamento del tappeto litico del Sagrato che appare mozzato: sotto la Piazza ci potrebbe essere mezzo tappeto. Ma non esistono immagini documentate di quello che non c’è quindi si può solo ipotizzare e utilizzando tutto ciò che è conservato negli archivi storici riguardante la Piazza, se ne può costruire la “storia” analizzando le pietre che formano il Sagrato da un punto di vista privilegiato, come ha fatto l’architetto Maci nel suo lavoro di ricerca.
Il tappeto litico del Sagrato della Chiesa di S. Alfio costituisce un esempio di fastosa decorazione a motivi geometrici del Barocco siciliano di culto tra i più significativi e belli della provincia di Siracusa, ha detto Luca Maci nel suo puntuale intervento arricchito da molte immagini, analogamente a quello del Duomo di Sortino, della Chiesa di S. Antonio Abate a Ferla e della Chiesa di S. Sebastiano a Melilli. Visto dall’alto sembra un tappeto il cui rosone occupa una posizione marginale e decentrata a ridosso della cancellata che lascia intuire un prosieguo e completamento verso l’attuale piazza Duomo che nel passato non era così. Infatti, accanto alla Chiesa di S. Alfio, come è stato possibile vedere analizzando le antiche mappe di quell’area, di fronte alla Chiesa di San Giuseppe, esisteva la Chiesa di San Domenico facente parte del Convento dei Frati Predicatori, demolita totalmente nel 1906 e sostituita, con un arretramento dei corpi di fabbrica, con gli Uffici postali prima e successivamente con un edificio adibito a Casa del Fascio.
Quindi si può pensare che il tappeto litico in origine fosse un tutt’uno e si estendesse fino a comprendere anche la facciata della Chiesa di S. Domenico; ma di questo non esiste alcuna traccia documentata, come è stato già riferito.
Quindi si può pensare che il tappeto litico in origine fosse un tutt’uno e si estendesse fino a comprendere anche la facciata della Chiesa di S. Domenico; ma di questo non esiste alcuna traccia documentata, come è stato già riferito.
La rigorosa matrice geometrica della trama del sagrato di Sortino, assimilabile a quella dei piccoli tappeti tessuti artigianalmente, detti “vancali”, non viene del tutto rispettata in quello di Lentini. Esso si presenta, inoltre, non allineato con il portale centrale di ingresso alla Chiesa di S. Alfio, frutto di una sua rotazione assiale, molto comune nel Barocco dell’epoca, in direzione Monumento -> Spazio Pubblico, già intuita da Giansiracusa, come Maci ci ha dimostrato descrivendo i suoi rigorosi tracciati geometrici. L'architetto si è soffermato su tante altre particolarità facendo degli interessanti raffronti con situazioni architettoniche analoghe (es. piazza di Vigevano) che, per brevità, tralascio ma che si possono trovare, minuziosamente descritti, nella sua preziosa ricerca.