La CHIAVE di CROCIERA
Presso la Chiesa Madre di Lentini
Presso la Chiesa Madre di Lentini
In presenza di un’affollata assemblea di ospiti e di soci, sabato 11 marzo 2017, ore 16.45, organizzato dall’Archeoclub di Lentini presso la Chiesa Madre di S. Alfio, ha avuto luogo un interessante incontro con il prof. Paolo Giansiracusa doc. univ. e il dott. Italo Giordano archeologo. Tema dell’incontro la presentazione del 16° volume di “Quaderni del Mediterraneo”, Studi e Ricerche sui Beni Culturali Italiani, curata da Paolo Giansiracusa, riportante un articolo di Italo Giordano su una nuova ricerca ”La Chiave di Crociera” custodita presso la Chiesa Madre di Lentini.
Un importante contributo alla conoscenza del nostro territorio, come ha detto il presidente prof. Pippo Cosentino dopo aver salutato affettuosamente gli intervenuti e i relatori, seguito da un breve intervento del parroco don Maurizio Pizzo. Poi la parola al prof. Giansiracusa per la presentazione del 16° volume dei Quaderni del Mediterraneo dedicato, in modo particolare, ai lavori di restauro eseguiti dal prof. Froiio, ord. di restauro Acc. Belle Arti di Catania, e dall’equipe dei suoi collaboratori nell’ultimo quinquennio. Il relatore si è soffermato sulle vicende e, soprattutto, sulle microstorie, - “messe insieme fanno la storia; la storia è un grande mosaico” - che hanno accompagnato la ricostruzione della Chiesa dedicata a S. Alfio, distrutta prima dal terremoto del 1542 poi da quello del 1693 che ridusse in macerie tutto il Val di Noto e la Sicilia orientale; ricostruzione durata oltre 150 anni, con il riutilizzo di ogni singolo pezzo, gelosamente conservato come era in uso nel passato. Ha parlato dell’importanza che rivestono i lavori di restauro, eseguiti non grossolanamente ma da mani esperte, e delle svariate conoscenze che vengono acquisite sull’oggetto nel corso del restauro - “Sui Bronzi di Riace, dopo il restauro sappiamo molte più cose di prima” - e della destinazione d’uso successiva al restauro dell’oggetto per garantirne un’intelligente fruizione.
Un importante contributo alla conoscenza del nostro territorio, come ha detto il presidente prof. Pippo Cosentino dopo aver salutato affettuosamente gli intervenuti e i relatori, seguito da un breve intervento del parroco don Maurizio Pizzo. Poi la parola al prof. Giansiracusa per la presentazione del 16° volume dei Quaderni del Mediterraneo dedicato, in modo particolare, ai lavori di restauro eseguiti dal prof. Froiio, ord. di restauro Acc. Belle Arti di Catania, e dall’equipe dei suoi collaboratori nell’ultimo quinquennio. Il relatore si è soffermato sulle vicende e, soprattutto, sulle microstorie, - “messe insieme fanno la storia; la storia è un grande mosaico” - che hanno accompagnato la ricostruzione della Chiesa dedicata a S. Alfio, distrutta prima dal terremoto del 1542 poi da quello del 1693 che ridusse in macerie tutto il Val di Noto e la Sicilia orientale; ricostruzione durata oltre 150 anni, con il riutilizzo di ogni singolo pezzo, gelosamente conservato come era in uso nel passato. Ha parlato dell’importanza che rivestono i lavori di restauro, eseguiti non grossolanamente ma da mani esperte, e delle svariate conoscenze che vengono acquisite sull’oggetto nel corso del restauro - “Sui Bronzi di Riace, dopo il restauro sappiamo molte più cose di prima” - e della destinazione d’uso successiva al restauro dell’oggetto per garantirne un’intelligente fruizione.
È intervenuto, a questo punto, il dott. Italo Giordano per parlare della chiave di crociera custodita presso la Chiesa Madre di Lentini, della ricerca da lui realizzata e dell’articolo, riportato sul 16° vol. dei “Quaderni”, che considera solo un’anticipazione di una più articolata ricerca sulle chiavi di volta tardo gotiche e delle sempre più numerose testimonianze in fase di studio.
Ha ringraziato il prof. Giansiracusa per la fiducia accordatagli e per l’ospitalità nella rivista da lui curata prima di passare alla minuziosa ed accurata descrizione del reperto architettonico, servendosi di immagini proiettate su schermo.
Ha ringraziato il prof. Giansiracusa per la fiducia accordatagli e per l’ospitalità nella rivista da lui curata prima di passare alla minuziosa ed accurata descrizione del reperto architettonico, servendosi di immagini proiettate su schermo.
All’interno della cappella del Sepolcro dei tre Santi Martiri Alfio, Cirino e Filadelfo, nella Chiesa Madre di Lentini, è esposto un concio architettonico, di calcarenite locale, identificabile con una chiave di crociera, riportante un elemento pendulo decorativo a pianta quadrata ampio circa cm 54 e spesso circa cm 14. La superficie posteriore del concio presenta una croce alta circa cm 20 a quattro bracci, orientati lungo le diagonali, predisposti per chiudere le nervature di una volta a crociera di una campata quadrata facente sicuramente parte di un antico edificio religioso dalle caratteristiche architettoniche di matrice spagnola tipiche del XV e XVI secolo, molto diffuse in Sicilia.
I bordi della sezione inferiore dell’elemento pendulo della chiave sono guarniti con una cimasa, formata da una teoria di foglie pendenti; la superficie è decorata agli spigoli con dei cherubini alati che circoscrivono un clipeo al cui interno sono tre figure di santi già indicati come i SS. Martiri di Lentini Alfio, Cirino e Filadelfo da Francesco Valenti in una sua Pubblicazione.
Sul reperto calcarenitico è riportata la data del 1528 il che fa supporre, ha detto ancora il relatore, la sua localizzazione nel nuovo edificio di S. Alfio che probabilmente resistette al terremoto del 1542 ma crollò nel 1693. “Dopo questa data l’elemento fu verosimilmente recuperato e conservato come cimelio dell’antico edificio, adesso esposto nel sepolcro dei tre Santi nella Chiesa Madre”.
Per quanto riguarda l’identificazione con i tre Santi fratelli, per avvalorare l’ipotesi, un confronto attinente potrebbe risultare da uno studio comparativo con il gruppo scultoreo ligneo degli stessi
Santi custodito presso la chiesa della Fontana di Lentini (metà XVI secolo). In questo gruppo, come nel clipeo della crociera, il santo nella posizione centrale, S. Alfio, è posto leggermente più in alto rispetto agli altri e tutti e tre sono in atteggiamento di saluto e reggono con l’altra mano una croce.
Il dott. Giordano si è soffermato su tantissimi altri particolari, riguardanti, soprattutto, l’aspetto di numerose altre “chiavi di volta”, conservate in molti musei, appartenenti ad antiche strutture religiose siciliane e spagnole; ci ha parlato della complessa storia della nostra Lentini, dell’ubicazione delle costruzioni dedicate a S. Alfio, forse sempre nello stesso luogo dopo i terremoti (vedi cartine topografiche della città di Leontinoi tratte da una Pubblicazione di F. Valenti del 1993), degli stili architettonici e di tanto altro ancora riguardante la Chiesa dedicata a S. Alfio e le reliquie dei nostri Santi Martiri, custodite per lungo tempo nel Monastero basiliano di S. Filippo di Fragalà, vicino Messina, pervenute in maniera rocambolesca a Lentini per essere poi venerate in una nuova Chiesa nel 1517, distrutta in seguito al terremoto del 1693; e che gli interessati possono approfondire tramite lo studio di Giordano, riportato nel 16° vol. dei Quaderni, e della ricchissima bibliografia allegata.
I bordi della sezione inferiore dell’elemento pendulo della chiave sono guarniti con una cimasa, formata da una teoria di foglie pendenti; la superficie è decorata agli spigoli con dei cherubini alati che circoscrivono un clipeo al cui interno sono tre figure di santi già indicati come i SS. Martiri di Lentini Alfio, Cirino e Filadelfo da Francesco Valenti in una sua Pubblicazione.
Sul reperto calcarenitico è riportata la data del 1528 il che fa supporre, ha detto ancora il relatore, la sua localizzazione nel nuovo edificio di S. Alfio che probabilmente resistette al terremoto del 1542 ma crollò nel 1693. “Dopo questa data l’elemento fu verosimilmente recuperato e conservato come cimelio dell’antico edificio, adesso esposto nel sepolcro dei tre Santi nella Chiesa Madre”.
Per quanto riguarda l’identificazione con i tre Santi fratelli, per avvalorare l’ipotesi, un confronto attinente potrebbe risultare da uno studio comparativo con il gruppo scultoreo ligneo degli stessi
Santi custodito presso la chiesa della Fontana di Lentini (metà XVI secolo). In questo gruppo, come nel clipeo della crociera, il santo nella posizione centrale, S. Alfio, è posto leggermente più in alto rispetto agli altri e tutti e tre sono in atteggiamento di saluto e reggono con l’altra mano una croce.
Il dott. Giordano si è soffermato su tantissimi altri particolari, riguardanti, soprattutto, l’aspetto di numerose altre “chiavi di volta”, conservate in molti musei, appartenenti ad antiche strutture religiose siciliane e spagnole; ci ha parlato della complessa storia della nostra Lentini, dell’ubicazione delle costruzioni dedicate a S. Alfio, forse sempre nello stesso luogo dopo i terremoti (vedi cartine topografiche della città di Leontinoi tratte da una Pubblicazione di F. Valenti del 1993), degli stili architettonici e di tanto altro ancora riguardante la Chiesa dedicata a S. Alfio e le reliquie dei nostri Santi Martiri, custodite per lungo tempo nel Monastero basiliano di S. Filippo di Fragalà, vicino Messina, pervenute in maniera rocambolesca a Lentini per essere poi venerate in una nuova Chiesa nel 1517, distrutta in seguito al terremoto del 1693; e che gli interessati possono approfondire tramite lo studio di Giordano, riportato nel 16° vol. dei Quaderni, e della ricchissima bibliografia allegata.
La cupola emisferica dell’attuale Chiesa di S. Alfio, come ci ha detto il prof. Giansiracusa, intervenuto ancora a conclusione dell’incontro, presenta un rosone, con funzione non strutturale, ma soltanto decorativa, raffigurante l’Empireo.
Con i meritati applausi del pubblico ai bravissimi relatori, i ringraziamenti del presidente prof. Pippo Cosentino, accompagnati da doni reciproci, si è concluso un incontro, veramente molto interessante ed istruttivo.