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Le mura di Carlo V
Nella sala congressi del Sant’Alphio Palace Hotel di Lentini, sabato 23 maggio 2015, organizzata dall’Archeoclub cittadino, ha avuto luogo una interessante conferenza sul tema “Le Mura difensive di Carlo V: da struttura difensiva a sistema di spazi di aggregazione sociale”.
Ha aperto l’incontro la presidente, prof.ssa Maria Arisco, con i saluti agli Ospiti presenti tra cui, l’avv. Aldo Failla per il Kiwanis e la dott.ssa Corinne Valenti per “Sicilia Antica LentiniCarlentini”, e ai Soci intervenuti, come sempre, molto numerosi; ha continuato il suo intervento con una breve introduzione all’argomento da trattare, volto a valorizzare, attraverso la conoscenza della storia delle “radici”, il rapporto tra Lentini e Carlentini, e con un doveroso ricordo di Giovanni Falcone nella ricorrenza dei ventitre anni della strage di Capaci, da tutti sottolineato con un caloroso applauso.
E’ passata, quindi, alla presentazione dei relatori, il prof. Vittorio Fiore, docente di Tecnologie del Recupero Edilizio all’Università di Catania, e l’arch. Patrizia Carnazzo, ricercatrice in Tecnologia dell’Architettura all’Università di Catania, dei quali ha letto i prestigiosi curricula.

La città di Carlentini si adagia sull’arioso colle di Meta nei pressi di Lentini e si affaccia ad Ovest sulle morbide colline di Francofonte, di Militello e di Scordia, a N.Ovest sul Lago di Lentini, a Nord sulla spettacolare vista dell’Etna e ad Est sul mare di Agnone.
Il nome della città si lega alla vicinanza con il Comune di Lentini.
Senza avere la pretesa di raccontare in maniera esaustiva la storia delle origini di Carlentini è necessario dire che la fondazione della “Lentini di Carlo” si fa risalire all’anno 1551 e va inquadrata nel contesto di una operazione di strategia militare, cioè di un più complessivo progetto di difesa dell’Isola dalle incursioni barbaresche alle quali era esposta in quel periodo. La città di Lentini, che nel frattempo era stata distrutta dal terremoto del 1542, era in una posizione più a rischio per le frequenti scorrerie dei Turchi, pertanto Giovanni De Vega - Vicere dell’Epoca, succeduto ai Gonzaga - impegnato nel completamento delle fortificazioni militari avviate dal predecessore, anziché ristrutturare quelle del colle Tirone, molto mal ridotte, scelse il colle Meta, un luogo assai più vantaggioso per l’assembramento di truppe di rinforzo alle marine di Siracusa, Augusta e Catania, dove fece realizzare delle forti ed imponenti muraglie. La città nacque, pertanto, come una città militare, una città fortezza.
L’arch. Fiore, partendo da una disamina complessiva delle città fortificate e dei castelli della Sicilia sud orientale (Siracusa, Augusta, Lentini, Catania, etc.) e delle motivazioni che hanno reso necessarie tali tipi di costruzioni, si è successivamente soffermato sulla delicatezza e complessità della realizzazione pratica dei progetti di intervento architettonico. Tale intervento, ha precisato, può essere di recupero - conservazione delle “memorie pietrificate” - e/o di restauro; quest’ultimo comporta inevitabili trasformazioni del “vecchio” per un adeguamento alle mutate esigenze dell’abitare. Ha sottolineato l’importanza della conoscenza “che necessita di una complessa matrice informativa derivante dall’accostamento di informazioni tecniche, economiche, sociali, politiche e culturali”, cioè di un lavoro multidisciplinare che mette insieme saperi diversi; il tutto non disgiunto da un progetto di destinazione d’uso del bene restaurato. Si è, poi, soffermato sulle varie tipologie di città fortificate facendo un interessate raffronto tra la mappa delle mura e del tessuto urbano dell’antica Carlentini con quella de La Valletta, a Malta.

Lo studio delle mappe storiche di Carlentini, come ha riferito nel suo articolato intervento l’arch. Carnazzo, ha consentito la localizzazione delle antiche mura e il ritrovamento di quello che rimase dopo il terremoto del 1542 e, poi, del 1693; ma è rimasto ben poco, ha aggiunto, perchè nel tempo è stato quasi totalmente ricoperto dalle costruzioni rese necessarie dall’espansione urbanistica della città.
Dall’esame di una piantina del 1578, ha detto ancora la relatrice, si evince che le mura di fortificazione erano provviste di torrioni circolari, di torrette quadrate presso le Porte di Lentini e di Siracusa e di possenti bastioni.
La proiezione su schermo di numerose piantine storiche e di foto dei resti delle mura urbiche della via Nazionale, prima e dopo il restauro, le ha consentito di spiegare dettagliatamente le diverse fasi degli interventi, lunghe e delicate, di parlare dei materiali usati – la pietra di Comiso e il basalto dell’Etna - similari ai resti e ben visibili ad operazione conclusa; di soffermarsi sui singolari macromosaici moderni, progettati e realizzati con incredibile e geniale fantasia dall’artista-mosaicista Maria Grazia Brunetti, che rivestono la stradella di accesso ai locali ricavati e già adibiti a spazi di aggregazione sociale, per i quali l’artista ha usato, insieme alla pietra di Comiso e alla pietra lavica, i più svariati materiali di recupero – frammenti di vetro, ferro di ringhiere dismesse - riciclandoli per creare un’opera artistica di straordinaria bellezza e unicità.
Nel suo intervento conclusivo il professore Fiore, ritornando sul restauro delle mura di Carlentini - tre Km di mura quasi del tutto scomparse portandosi via l’identità urbana connaturata alla sua fondazione di città-fortezza – ha ribadito che il restauro è servito a rendere leggibile quello che non lo era più e che, come succede per ogni tipo di restauro, pur usando materiali comparabili, spesso uguali al preesistente, deve necessariamente essere visibile perché i posteri possano ”leggere” gli interventi effettuati legati all’epoca per il gusto, e per i materiali e le tecnologie usati.
L’interessante incontro si è concluso con la richiesta, da parte degli intervenuti, di effettuare una visita a Carlentini guidata dall’arch. Carnazzo, che la presidente ha accolto con entusiasmo assicurando che sarà realizzata al più presto in una prossima domenica di giugno