L’Archeoclub visita Catania
La giornata non si presentava tra quelle soleggiate che normalmente accompagnano le escursioni dell’Archeoclub di Lentini ma, come da programma, 50 soci ci siamo ritrovati in via Patti alle 8.00 in punto di domenica 10 marzo per una visita guidata della città di Catania, alla scoperta dei tesori archeologici, architettonici e culturali della città. Con un pullman della ditta Manuel Viaggi, siamo partiti alla volta della meta del nostro viaggio.
Arrivati in p.zza Borsellino (ex Alcalà), scesi dal pullman, ci siamo diretti verso piazza Duomo dove ci aspettava l’amico Matteo Miano, presidente delle guide turistiche siciliane che abbiamo avuto modo di conoscere in altre occasioni per la sua preparazione, professionalità e signorilità.
Dopo i saluti, ci siamo incamminati lungo la via Vittorio Emanuele II ( una volta strada Reale o via del Corso) e, oltrepassata p.zza S. Francesco dove sin trova la statua del cardinale Dusmet e il museo Vincenzo Bellini, abbiamo raggiunto la prima tappa della nostra visita : il teatro romano ( greco-romano).
Dopo esserci seduti sulle gradinate, la nostra guida Matteo, ha fatto una puntigliosa quanto interessante ricostruzione della storia del teatro:
L’area presenta testimonianze di frequentazione dall’età preistorica e conserva tratti dell’edificio teatrale di età greca, verosimilmente collegato al santuario di Demetra e Kore individuato nell’attigua via Crociferi.
Le fasi più antiche testimoniano la presenza di un edificio teatrale costruito con grossi blocchi di pietra arenaria con lettere in greco in pianta rettangolare e inoltre diverse le ipotesi a favore dell'identificazione del teatro romano con quello greco : la posizione alla base di una collina (Montevergine) a differenza dell'usanza romana di edificare in pianura e la scena rivolta verso il mare, planimetria tipicamente ellenistica.
Il teatro di epoca greca venne restaurato nel corso del I secolo ma, ancor più del II secolo. Con un progressivo processo di monumentalizzazione furono realizzati: un proscenio decorato da lussuosi marmi due massicce torri laterali, atte a ospitare le scale d'accesso ai diversi piani dell'edificio e di un ingresso monumentale. Altri elementi architettonici che lo caratterizzavano erano : un palcoscenico, l'orchestra dal diametro di circa 22 metri sovente allagata da una polla di acqua sorgente scambiata in passato con l'Amenano (fiume che attraversa Catania), due corridoi, l'ampia cavea dal diametro di 98 metri costituita da ventuno serie di sedili, divisi orizzontalmente da due corridoi che dividevano le tre parti della cavea: summa, media e ima (poggiata direttamente sul declivio del colle Montevergine), e verticalmente da nove cunei e otto scalette.
Alla stessa fase risale la costruzione dell’attiguo Odeon, utilizzato per gare poetiche e musicali e per le prove degli spettacoli messi in scena nel teatro maggiore, utilizzato anche per giochi acquatici.
Nel corso dei secoli, il teatro subì grosse manipolazioni e, dopo il terremoto del 1693, furono ripristinate molte abitazioni che erano state costruite sulla cavea.
Nella seconda metà degli anni novanta la Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Catania, intraprese una serie di campagne di demolizione preservando solo due abitazioni (Casa Pandolfo – Casa Liberti), che fungono oggi da Antiquarium ed espongono le testimonianze più significative prodotte dalle indagini archeologiche.
Finita la visita del teatro, proseguendo per le vie Tineo e Sant’Agostino abbiamo raggiunto piazza Dante dove si trova l’ingresso del Monastero. Qui, Matteo ci ha dato alcune notizie sui principali periodi storici della città di Catania a partire dal periodo preistorico fino ai nostri giorni.
Ci troviamo sulla collina di Montevergine che occupa una posizione strategica fra il mare, l'Etna e la piana di Catania. Sulla collina si sviluppò un vasto abitato preistorico. Ma l'area era quasi sicuramente disabitata quando, nel 729-728 a.C., coloni greci calcidesi provenienti da Naxos, vi fondarono Kατάvη. Conquistata dai siracusani nel 403 a.C., la città ebbe un declino che si concluse solo con la conquista romana nel 263 a.C. e in particolare quando Càtina (o Càtana) divenne colonia augustea nel 21 a.C.
Dopo la caduta dell'Impero Romano si susseguirono Ostrogoti, Bizantini, Musulmani (quello del dominio islamico fu per Catania un periodo di decadenza), Normanni, Svevi (periodo in cui si eresse il Castello Ursino). La città fu una delle sedi della corte di Federico II di Svevia (Stupor mundi) e da qui furono emanati editti e leggi di grande importanza.
In quel colle (anticamente la Cipriana oggi piazza Dante), su cui erano avvenuti i primi insediamenti umani, nel corso dei primi anni mille si insediò la comunità ebraica di Catania, che successivamente, in seguito ad un editto del re Ferdinando II, fu costretta ad abbandonare il colle e a insediarsi in uno spazio urbano malsano nei pressi dell’attuale pescheria, alla foce del fiume Amenano (Judicello). Nel XVI secolo, dei monaci Benedettini provenienti dal monastero di San Nicolò la Rena (nei pressi di Nicolosi), ebbero l’autorizzazione di costruire un nuovo monastero entro le mura della città, cui diedero il nome del vecchio monastero : San Nicolò la Rena.
Finita questa sintetica narrazione, nel frattempo, si erano fatte le 9.45 ed era ora di avviarsi verso la biglietteria del Monastero.
Poiché l’ingresso per la visita era contingentato a gruppi di max. 25 persone, un gruppo, con la guida di Matteo, ha continuato la visita nel vicino quartiere Grotte mentre l’altro (me compreso), guidato da una professionale e preparata signora del team di Officine Culturali, si è avviato alla scoperta delle maestose architetture dell’ex Monastero fondato nel 1558. Attraverso le sue diverse stratificazioni il Monastero narra la storia della città etnea e delle calamità naturali che l’hanno colpita. Della struttura originaria abbiamo potuto osservare: il piano interrato che conserva alcuni impianti e mosaici di epoca romana perfettamente visibili grazie ad un sistema di strutture sospese, tutto il resto venne sconvolto dalla colata lavica del 1669 prima e dal terremoto del 1693 dopo.
Oltrepassato l’ingresso principale, iniziamo la visita dal Chiostro di Levante, contraddistinto dal giardino interno ricco di vegetazione e da un Ciosco (Caffeaus), in stile eclettico neogotico, decorato di maioliche variopinte con motivi tipici dell’arte araba provenienti da Vietri. Un ponte sospeso ci porta al Chiostro di Ponente o Chiostro dei Marmi, caratterizzato da una fontana centrale in marmo bianco. Costruito sulle rovine dell’edificio precedente di cui sono tuttora riconoscibili alcuni tratti delle fondazioni cinquecentesche nei sotterranei. Il restauro del settecento ha interessato: le volte a crociera del porticato, la revisione dei cornicioni in malta, la ricostruzione della pavimentazione originaria in cocciopesto e il restauro del colonnato marmoreo.
La visita procede nei piani seminterrati, dove gli ambienti sono stati recuperati e valorizzati dai restauri degli anni '70 - '80 che li hanno trasformati in biblioteca universitaria. Usciti all’esterno abbiamo potuto osservare quello che la colata lavica determinò oltrepassando le mura del monastero e coprendo la facciata nord-ovest fino ad un livello di ben 11 metri. Sopra la colata lavica si costruirono ambienti, ad un livello corrispondente al secondo piano della precedente struttura, ambienti che abbiamo raggiunto grazie all'ingegnosa (ma faticosa da percorrere) scala a chiocciola.
Dopo aver attraversato il giardino dei novizi, ci siamo ritrovati a percorrere lunghi ed imponenti corridoi del monastero (quello dell’Orologio misura 214 m), uno di questi ci ha condotti nella grande sala ellittica, pavimentata con vivaci ceramiche di Vietri(il neoclassico Antirefettorio) e nel Refettorio Grande (oggi Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia) con pavimento realizzato con ceramica di Caltagirone e con l’affresco della volta che raffigura la Gloria di San Benedetto, infine le cucine. Al piano sottostante, direttamente sul banco lavico del 1669, ad opera del Vaccarini venne realizzata la nuova cantina : il cosiddetto “ventre” del Monastero. Suggestiva, nella “Sala Rossa”, la visione delle rocce laviche che si colorano di rosso riflesso dal solaio rosso che funge da copertura della sala e da pavimentazione dell’antirefettorio, realizzato nella seconda metà del novecento, dopo aver svuotato il terrapieno che lo sorreggeva.
Raggiungiamo poi le stanze dell'Abate costituiti da sei stanze tutte arredate e decorate, attualmente adibite a Direzione del Dipartimento Universitario.
Infine attraverso la splendida Scalinata Monumentale ci avviamo all’uscita.
Nel frattempo l’altro gruppo era già entrato per la visita e noi, con Matteo, ci siamo incamminati per raggiungere p.zza Duomo dove era fissato l’appuntamento per le ore 15.00. Durante il tragitto siamo passati davanti alla Chiesa dell'Immacolata Concezione della Beata Maria Vergine ai Minoritelli, dove si trova una cripta, coperta da una grata di ferro, purtroppo non fruibile, che custodirebbe il carcere dove i tre fratelli Alfio, Filadelfio e Cirino furono imprigionati, durante il tragitto che li portò da Taormina a Lentini
Accanto alla chiesa, abbiamo visto un tratto dell’acquedotto urbano di Catania di origine romana, testimoniato da un’arcata con ghiera, in conci lavici alternati a una serie di mattoni, poggiata su pilastri. Scendendo per via Minoritelli abbiamo potuto osservare dall’esterno le Terme della Rotonda anch’esse testimonianza dell’insediamento romano in quella zona che da Montevergine scendeva fino alla via Reale (Vitt. Emanuele II).
S’era fatta l’ora del pranzo che, come da programma era libero e quindi i soci hanno potuto scegliere il locale dove consumare il pasto.
Nel pomeriggio il gruppo, di nuovo riunito, ha visitato la Cattedrale di Sant’Agata. Dopo una veloce descrizione della struttura architettonica sia della facciata che dell’interno, ci siamo subito recati in fondo alla navata destra dove si trova la Cappella di Sant'Agata protetta da un'elaborata cancellata in ferro battuto. La cappella presenta un altare con un trittico marmoreo che raffigura Sant’Agata incoronata dal Cristo e dalla Madonna, con ai lati San Pietro e San Paolo e sormontata dagli evangelisti con i corrispettivi simboli. Nella parte inferiore, degli angeli tengono i simboli della Passione. A destra vi è il monumento sepolcrale del viceré Ferdinando d’Acuña.
Ci siamo poi diretti verso la chiesa della Badia di Sant'Agata, capolavoro architettonico di Giovan Battista Vaccarini: con impianto a croce greca e cappelle disposti lungo i lati di un ottagono regolare dove sono collocate pregevoli statue di : San Benedetto, Immacolata Concezione, Sant'Agata, San Giuseppe e Sant’Euplio.
Finita la visita, dopo aver salutato e ringraziato per la sua grande disponibilità, il nostro amico Matteo, ci siamo incamminati verso p.zza Borsellino dove ci aspettava il pullman per il rientro a Lentini.