Gita a Paternò
Ripartiamo! Questa esortazione, piena di speranza ed entusiasmo, scelta dal nostro grande Presidente per ribattezzare la chat della nostra Associazione, dopo i difficili mesi del lockdown, si è rivelata il perfetto leit motiv della bella giornata trascorsa da alcuni soci dell’Archeoclub di Lentini, domenica 4 Ottobre 2020.
Dopo quasi sette mesi dall’ultima escursione ( che si era svolta a Palazzolo Acreide il 23 febbraio u.s.), e dopo il lungo e difficile periodo di confinamento imposto dalla pandemia, che ha bloccato le tante iniziative già programmate dal nostro vivace Comitato Direttivo, l’Associazione ha deciso infatti di ripartire alla grande, pur con la necessaria prudenza e con le accortezze imposte dal permanere della delicata situazione sanitaria, che in questi giorni sta regist
rando un intensificarsi dei contagi.
rando un intensificarsi dei contagi.
Ma la voglia di ripartire è stata più forte della paura, e , di buon mattino, un nutrito gruppo di soci si è ritrovato in via Patti, storico capolinea delle nostre escursioni , dove li attendeva l’autobus della “ Duca Viaggi “ di Catania, ormai consolidato compagno di avventure....
Prima di salire, misurazione delle temperature, con termoscanner..... tutto bene!
Le mascherine, diligentemente indossate da tutti i partecipanti, non riuscivano a nascondere la gioia di ritrovarsi, dopo tanti mesi di lontananza, ma tutti hanno rigorosamente rispettato l’obbligo del distanziamento, anche se forte era il desiderio di riabbracciarsi.....
Con la puntualità ormai consueta, il gruppo è quindi partito alla volta della meta prescelta, la cittadina di Paternò , sulle falde sud occidentali dell’Etna.
Lungo il percorso, questa volta piuttosto breve, il Presidente, prof. Pippo Cosentino ha approfittato per illustrare le prossime iniziative dell’Associazione, che dovrebbero costituire, a meno di un malaugurato ritorno dell’emergenza, il pieno ritorno alla normalità dell’attività sociale: alcune conferenze, un incontro conviviale, uno spettacolo offerto dal nostro socio Giuseppe Cardello, un’altra escursione.... insomma, tanti bei progetti, perché la voglia di ripartire è proprio tanta...!!
A Paternò, dove si sono uniti al gruppo altri soci , che hanno raggiunto la meta con mezzi propri, ci attendevano due esponenti della locale Sezione dell’Archeoclub Ibla Maior, il Presidente, Architetto Dr. Francesco Finocchiaro, ed il Dr. Francesco Giordano, storico, che ci avrebbero accompagnato, con estrema competenza e grande simpatia, alla scoperta dei tesori della cittadina.
Dopo i saluti di rito, il dr. Finocchiaro ci ha intrattenuto su un argomento piuttosto inconsueto, ma sicuramente interessante: la teoria, elaborata sulla scorta di studi specifici, in base alla quale Paternò si trovasse, nell’antichità , al centro di un articolato reticolo viario , che la collegava alle più importanti citta’dell’epoca greco -romana, tra le quali Lentini e Siracusa a Sud. E proprio lungo la strada di probabile epoca romana è iniziata la nostra visita ad alcuni luoghi salienti della cittadina.
Attraverso la porta del Borgo ( quella meglio conservata delle nove originarie di accesso all’ antica città, risalenti all’epoca normanna) siamo saliti verso la parte alta della città, l’antica acropoli: con una scenografica scalinata , realizzata con pietra lavica e ciottoli di fiume, realizzata alla fine del 1.700, abbiamo raggiunto il piazzale antistante l’antica Chiesa Matrice, Santa Maria dell’Alto. Da qui si ammira uno splendido panorama, a 360 gradi, che spazia dalla maestà dell’Etna, alle verdi vallate circostanti , mentre ai piedi si stende la cittadina di Paternò, con le sue numerose Chiese ( addirittura una settantina...!) e campanili.
La prima tappa, è stato il Castello Normanno, costruito dal Conte Ruggero nel 1072, probabilmente su un preesistente edificio arabo: una poderosa costruzione fortificata, molto ben conservata: al piano terra, una sala con begli affreschi, di epoca bizantina, tornati alla luce a seguito di importanti opere di restauro, dopo che, per secoli, l’edificio era stato utilizzato per le più disparate attività ( carcere, e, da ultimo, addirittura rifugio di pastori con le loro greggi).
Dopo il Castello, l’adiacente Chiesa Matrice Santa Maria dell’Alto, anch’essa eretta in epoca Normanna, ma, secondo alcune teorie, sulla sede di un tempio greco dedicato al culto di Demetra.
L’esterno appare molto sobrio e lineare, come l’interno, parimenti semplice ma elegante: a tre navate, con alti pilastri di basalto : sull’altare maggiore , la copia di una suggestiva Madonna Nera ( il cui originale si trova nella Chiesa dell’Annunziata); di rilievo , gli stalli lignei del Coro, di epoca barocca. Una curiosa leggenda riguarda il fonte battesimale: si dice che, accostando l’orecchio alla pietra, si oda il gorgogliare di acqua: ma, come tutte le leggende, la fantasia ha le sue radici nella realtà: sotto la Chiesa, difatti, sono state ritrovate le tracce di un antico sistema di distribuzione delle acque.
Dalla Chiesa, il Venerdì Santo, parte ogni anno la suggestiva processione dell’Addolorata: la statua della Madonna, scende dall’alto dell’acropoli verso la città bassa, lungo la settecentesca scalinata, alla ricerca del Figlio: evidente è l’analogia con il mito di Demetra , che scende sottoterra alla ricerca della figlia Persefone, e quindi il legame tra le liturgie antiche precristiane e quelle cattoliche.
Successiva ed ultima tappa della mattinata, quella presso l’ex Chiesa e Convento di San Francesco alla Collina: già sede di monaci benedettini , la Regina Eleonora d’Angio’ la donò ai francescani, che la utilizzarono come convento: gravemente danneggiato dal terremoto del 1693, il complesso fu abbandonato e cadde in progressivo abbandono. Alcuni successivi interventi di restauro ne hanno alterato l’originario assetto, ed oggi la Chiesa, di proprietà del Comune, viene utilizzata per convegni ed esposizioni, mentre l’area conventuale, in atto non accessibile, è oggetto di opere di restauro.
La mattinata è volata, e si è fatta l’ora di pranzo, consumato in un elegante locale in centro città, il ristorante Scuto: ottimo pranzo in un ambiente raffinato, un menù ricco e variegato : un’altra azzeccatissima scelta del nostro Presidente, che ha dato un valore aggiunto alla nostra escursione.
Concluso il luculliano pranzo ( al termine del quale il nostro Presidente ed alcuni componenti del Comitato Direttivo hanno consegnato ai nostri ospiti alcuni omaggi) , una gradevole passeggiata per le vie del centro, ed una breve sosta presso un laboratorio artigianale di conserve tipiche siciliane: qualche ghiotto acquisto, e poi di corsa verso l’autobus, per l’ultima tappa della nostra gita: le Salinelle di Paternò.
Poco fuori del paese, adiacente allo Stadio Comunale, un’area geologica -naturalistica ospita fenomeni di vulcanesimo secondario: una distesa fangosa, da cui si sprigiona un forte odore di zolfo, sulla quale si formano pozze ribollenti di fango, acqua e gas. Un fenomeno molto simile a quello delle Maccalube, ad Agrigento, ma qui direttamente collegato all’attività vulcanica dell’Etna, tanto è vero che l’intensificarsi dell’attività delle Salinelle anticipa spesso importanti eruzioni del vulcano. Un fenomeno insolito , che sin dall’antichità ha affascinato l’uomo, ispirando miti e leggende.
Attualmente, l’attività è estremamente ridotta, ma in passato si sono verificate anche imponenti emissioni di fango e gas, che hanno distrutto edifici circostanti.
Con questa interessante visita di carattere scientifico, si è conclusa la nostra impegnativa ma piacevolissima giornata: salutati i nostri squisiti ospiti, con la promessa di una prossimo incontro a Lentini, per una conferenza che approfondisca i temi storici accennati nel corso della visita, il gruppo ha fatto ritorno a Lentini, con la speranza che questa brillante ripartenza segni il ritorno a quella normalità per troppo tempo sottrattaci, e la piena ripresa delle attività della nostra brillante associazione .