L’Archeoclub di Lentini al Teatro Greco di Siracusa.
Le Coefore /Eumenidi
Finalmente, a piccoli passi, ma sempre improntati alla massima sicurezza, la nostra vita sociale sta nuovamente incanalandosi sui binari della normalità, scardinati dalla pandemia.
Uno degli appuntamenti ogni anno attesi con particolare trepidazione dalla nostra Associazione è da sempre quello con le rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa .
Dopo la sospensione forzata dello scorso anno, dovuta alla complicata situazione sanitaria, la ripresa degli spettacoli è stata accolta con grande entusiasmo dai soci, che Mercoledì 7 Luglio hanno assistito alla prima delle tre rappresentazioni previste per questa stagione, “Le Coefore /Eumenidi “ di Eschilo.
Come sempre capitanato dal brillante Presidente, prof. Pippo Cosentino, un drappello di una trentina di soci si è dato appuntamento al consueto “capolinea” di via Patti, dove lo attendeva l’autobus della ditta “Duca Viaggi”, ormai consolidato fornitore dei servizi di viaggio.
Durante il breve tragitto verso Siracusa, il Presidente, interpretando il pensiero di tutti i soci, ha espresso la propria soddisfazione per questo ritorno alla normalità, auspicando che, questa volta, possa essere davvero duraturo. Ha poi accennato ai prossimi, importanti appuntamenti dell’Associazione: la tradizionale cena di chiusura della stagione, prima della pausa estiva, la presentazione dell’opera “ Li Tri Santi”, di Pippo Cardello con le musiche di Salvo Amore e, infine, le altre due rappresentazioni classiche al Teatro Greco.
Giunti a destinazione, i soci hanno raggiunto i posti assegnati, in un settore che offriva un’ottima visuale sul sottostante palcoscenico.
Sempre suggestivo il colpo d’occhio sul Teatro Greco e sul pubblico internazionale che affollava gli spalti, sempre, comunque, nel rispetto della normativa Covid.
Dopo una breve attesa, lo spettacolo è iniziato: nato dalla collaborazione con il Teatro Nazionale di Genova, e con l’allestimento di David Livermore, eclettico regista inglese, le Coefore/ Eumenidi rappresentano la seconda e terza parte dell’Orestea, la narrazione che Eschilo fece dell’assassinio di Agamennone e della successiva vendetta del figlio Oreste.
Su uno scenario piuttosto spoglio ( il tumulo di Agamennone al centro, e due pianoforti ai lati), dominato però da una magnetica installazione elettronica che evoca luci, suoni, immagini , suggestioni particolari, la rappresentazione si apre con Oreste, figlio di Agamennone, tornato ad Argo dopo 10 anni, che grida tutta la sua disperazione sulla tomba del padre, brutalmente assassinato dalla moglie ( e madre di Oreste) Clitemnestra e da Egisto, suo amante. All’arrivo delle Coefore, ancelle che portano libagioni per il defunto, Oreste, ed il suo compagno Pilade, si nascondono, ed ascoltano i lamenti delle donne, tra le quali Elettra, sorella di Oreste, che piange il padre, e invoca l’aiuto di Hermes, per vendicare l’orrendo delitto e far tornare il fratello Oreste.
Elettra però si insospettisce, trovando un proiettile sulla tomba del padre, e pensa possa essere stato il fratello, a lasciarlo.
A questo punto, Oreste si manifesta: dopo un attimo di incredulità, Elettra lo riconosce ed i fratelli gioiscono per la ritrovata unione, ed iniziano a meditare la vendetta . Lo spettro di Agamennone, materializzatosi nella installazione elettronica, invita però i figli ad essere prudenti, per non essere scoperti.
Mentre Oreste rievoca le profezie che prevedevano per lui grandi sciagure, se non avesse vendicato il padre, Elettra racconta dell’incubo che aveva grandemente turbato Clitemnestra: aveva sognato di partorire una serpe, e di averla allattata al suo seno. Sconvolta, la donna aveva ordinato di portare libagioni sulla tomba del marito, per scongiurarne la vendetta, evidentemente consapevole del fatto che il sogno era una premonizione di ciò che sarebbe accaduto.
Oreste invita quindi le donne a tornare a palazzo, dove lui si recherà per incontrare gli assassini del padre. A questo punto, entra in scena una elegante auto d’epoca, da cui scende un’avvenente donna bionda, fasciata in un elegante abito da sera laminato: è Clitemnestra, che incontrando Oreste e Pilade, non riconoscendoli, offre loro ospitalità. Oreste riferisce alla donna che suo figlio è morto, e le sue spoglie attendono ancora degna sepoltura. Clitemnestra si dispera, ma reitera la sua offerta di ospitalità ai forestieri.
È la volta di Egisto, che parla anch’egli della morte di Oreste, neppure lui riconoscendo nel forestiero il figlio della sua amante. Ma questi lo uccide, a colpi di pistola, assieme alle sue guardie.
Accorre Clitemnestra, che comprendendo ciò che sta per accadere, offre il seno al figlio, per distoglierlo dai suoi propositi di vendetta, facendo così avverare il sogno che l’aveva turbata.
Ma Oreste, dopo una breve titubanza, porta a termine la sua missione, uccidendo la madre con una coppa di liquore avvelenata. Le Coefore esultano, la vendetta è compiuta, il palazzo è libero dalla prepotenza dei due amanti.
A questo punto entrano in scena le Erinni, creature infernali, vendicatrici dei delitti di sangue, e delle trasgressioni dell’ordine morale: rappresentate come tre affascinanti seduttrici, in lunghi abiti dorati, esse tormentano e perseguitano il matricida, da Argo a Delfi, dove Oreste fugge per porsi sotto la protezione del Dio Apollo, che là aveva il proprio tempio.
La sacerdotessa Pitia, turbata dagli accadimenti, evoca il Dio Apollo, che si materializza nelle eleganti vesti di un raffinato damerino in giacca bianca: egli raccomanda ad Oreste di recarsi ad Atene, per essere giudicato da un tribunale, di cui farà parte anche lui.
Torna in scena il fantasma di Clitemnestra, che grida la sua sofferenza, e accusa le Erinni di essersi lasciate sfuggire Oreste, e le aizza a continuare la persecuzione. Apollo scaccia le Erinni dal suo tempio, ma esse lo accusano di essere stato lui l’ispiratore della vendetta di Oreste.
L’azione si sposta ad Atene, dove la dea Atena, dopo aver ascoltato il racconto di Oreste, e la sua difesa da parte di Apollo, pur convinta delle ragioni dell’imputato, decide di affidare ad un tribunale il giudizio su Oreste, temendo le reazioni delle terribili Erinni.
Nasce così l’Areopago, il Tribunale dove, da lì in avanti, saranno trattate tutte le questioni giudiziarie ateniesi.
Entrano i giurati, rappresentati come rigide figure di cartapesta: la votazione si chiude con la parità tra colpevolisti e innocentisti. Ma il voto di Atena a favore di Oreste decide l’assoluzione dell’imputato. Oreste manifesta la sua riconoscenza, impegnandosi a difendere Atene da tutti i possibili futuri nemici. Le Erinni, dopo una violenta reazione alla sentenza, indignate per l’ingiusta assoluzione di un matricida, si fanno alla fine convincere da Atena a desistere dai loro propositi di vendetta, ed a rimanere ad Atene, proteggendola. Le Erinni si trasformano allora in Eumenidi ( le benevole): il bene trionfa sul male, l’armonia sulla violenza.
Si conclude così questa prima rappresentazione, mentre sulla installazione /totem scorrono le immagini forti di recenti tragedie: il naufragio della nave Costa Concordia, il crollo del ponte Morandi, il disastro di Ustica, la strage di Capaci, ed altri drammatici momenti della nostra attualità, forse ad evocare la violenza, le debolezze e le ingiustizie anche del nostro mondo moderno.
Pur con talune perplessità che sempre suscitano le rivisitazioni in chiave moderna delle tragedie classiche ( in questo caso, l’ambientazione della storia negli anni Trenta del secolo scorso, la discutibile rappresentazione di alcuni personaggi, in particolar modo la figura di Clitemnestra , rappresentata come una sorta di adultera alcolizzata, guidata nelle sue azioni unicamente dalla passione per il suo amante) , lo spettacolo ci ha affascinato, per le scenografie, i costumi, l’ottima recitazione e la sapiente regia.
Come sempre, un appuntamento imperdibile, che speriamo di bissare tra qualche giorno, assistendo al secondo dei tre spettacoli proposti dal cartellone di questa stagione, le “ Baccanti”.