L’Archeoclub di Lentini in visita al Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa
L’Archeoclub di Lentini ha visitato, domenica 18 marzo, guidato dalla competenza e dalla professionalità della dott.ssa Mariella Musumeci, il Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa. Una visita parziale, però, del polo museale più grande della Sicilia e tra i più importanti d’Europa, perché, per la sua vastità e complessità, richiede più di una tappa.
Aperto nel 1988, ha sede in una moderna struttura realizzata all’interno del parco di Villa Landolina (residenza estiva settecentesca del nobile mecenate Mario Landolina, dove trovasi anche la tomba del poeta romantico Augusto Von Platen), tra le catacombe di San Giovanni e il moderno Viale Teocrito.
La suddetta struttura ha sostituito l’antica sede museale di Piazza Duomo, originariamente ubicata nel Palazzo Arcivescovile, divenuta in seguito insufficiente ad ospitare l’eccezionale numero di reperti provenienti dagli scavi effettuati nel tempo in tutta la Sicilia.
Nasce, infatti, nel 1780, come Museo del Seminario; nel 1808 diventa Museo Civico e poi, nel 1878, con un decreto regio, Museo Archeologico Nazionale di Siracusa. Dal 1895 al 1934 ne fu meritatamente direttore Paolo Orsi, al quale è stata appropriatamente intitolata la sede attuale.
Paolo Orsi nasce a Rovereto nel 1859, quando la città trentina fa ancora parte dell’Impero Austro-Ungarico. Studia Storia antica e archeologica a Vienna e a Padova, e si laurea a Roma, ma continua appassionatamente i propri studi, che lo spingono ad avviare lavori di ricerca e di scavo prima nella sua regione e poi in Calabria, ma soprattutto a Siracusa, dove, essendo entrato nella Pubblica Amministrazione come Ispettore degli scavi e dei musei, soggiorna quasi ininterrottamente dal 1890 al 1934. Qui avvia una straordinaria esperienza archeologica, nell’ambito della quale approfondirà ulteriormente i suoi studi sulle origini dei Sicani e dei Siculi, su Thapsos e Megara Hyblaea, e sui Monti Iblei, riportando alla luce mura, templi, necropoli, palazzi, monete e suppellettili di vario tipo, patrimonio sepolto del nostro lontano passato. Nel 1924 fu nominato Senatore del Regno. Scrisse oltre trecento lavori, grazie ai quali gli fu assegnato il Gran Premio di Archeologia dell’Accademia dei Lincei. La passione e l’amore con i quali svolse le sue ricerche nel siracusano sono state poi ampiamente ripagate dall’apprezzamento riconosciutogli dalla città aretusea.
Rilevanti anche gli studi e le scoperte riguardanti il nostro territorio (“Siculi e Greci in Leontinoi”, “Torso efebico di Leontini”, “Ancora a proposito della situla calcidese di Leontini”, necropoli di S. Aloe, ecc.).
Il nuovo spazio museale, realizzato su progetto dell’Architetto Franco Minissi, si estende su tre livelli: un seminterrato, dove è situato un auditorium, e due piani destinati all’esposizione delle collezioni riservate alle visite. I criteri espositivi adottati soddisfano in pieno esigenze scientifiche e didattiche, che consentono un percorso agile e una conoscenza approfondita di epoche e fasi storiche. Quattro i settori su cui si snoda.
Settore A: dedicato alla preistoria e alla protostoria, con esposizione di rocce e fossili;
Settore B: dedicato alla colonizzazione greca, con reperti di Siracusa, Leontinoi, Megara Hyblaea, Centuripe, Naxos, Katane e altri siti;
Settore C: comprendente reperti delle sub-colonie di Siracusa (Akrai, Casmene, Kamarina, Eloro), oltre che di Gela ed Agrigento;
Settore D: inaugurato nel 2006, contenente reperti di epoca ellenistico-romana, e un’area dedicata alla numismatica.
Impossibile stabilire, al riguardo, un ordine di importanza, perché tutti i materiali esposti in qualche modo ci descrivono un’epoca o ci raccontano vicende e periodi diversi tra loro ma sempre reciprocamente collegati.
Il Kouros di Leontinoi (V sec. a.C.), a noi tanto caro, o la Venere Landolina (II sec. d.C.), o il Sarcofago di Adelfia (IV sec. d.C.), sono sicuramente le punte di diamante del museo. Non meno significativi, però, per citarne alcuni, i fossili, le rocce e i corredi funerari del paleolitico e del neolitico rinvenuti nella zona della Sicilia sud-orientale; i reperti della civiltà del Castelluccio; le ceramiche di Thapsos; il vasellame di Kamarina e Agrigento; le terracotte, i vasi, i sarcofagi e i fregi templari di Gela, rinvenuti proprio da Paolo Orsi.
La visita al museo ci ha affascinati ed emotivamente coinvolti. Ma ci dice, forse, anche, che il nostro passato remoto ci ha lasciato testimonianze di indubbia suggestione e la consapevolezza che non possiamo non tenerne conto per il presente e la costruzione di un futuro migliore.