Tour in Ungheria
Un nutrito gruppo di soci dell’Archeoclub di Lentini, accompagnato dalla presidente, prof.ssa Maria Arisco, ha visitato tra il 7 e il 14 giugno l’Ungheria: l’esperienza non poteva non essere nello stesso tempo piacevole e istruttiva.
Situata nel cuore dell’Europa, circondata dai Carpazi, dal territorio spiccatamente pianeggiante, è attraversata, quasi tagliata in due, dal Danubio, nella sua lunga corsa verso il Mar Nero, che con la sua presenza imponente ne costituisce quasi l’anima.
Proprio per la sua collocazione centrale, nel cuore del continente europeo, da sempre è stata terra di transito e di conquista di popoli che, per breve o per lungo tempo, si sono insediati nel suo territorio: i Celti prima (IV sec. a.C.), i Romani poi, che lì crearono nel 35 a.C. la provincia di Pannonia, i Goti, gli Unni, i Longobardi e infine gli Avari, il cui regno resisterà fino al 706, quando sarà distrutto da Carlo Magno.
E’ l’897 l’anno della “conquista della patria”, quando, guidati da Arpad, gli Ungari - un popolo delle steppe proveniente dagli Urali, formato da varie tribù, tra cui quella dei Magyar - si insediarono, con una migrazione che dura parecchi secoli, nella pianura del medio Danubio, e sarà Stefano I il Santo (997-1038), discendente di Arpad, il fondatore dell’Ungheria: converte il suo popolo al Cristanesimo, riceve dal Papa la corona regia, con la quale sarà incoronato nell’anno 1000, unisce sotto il suo scettro tutte le tribù ungheresi, crea uno stato feudale e costruisce un regno potente nell’Europa centrale.
L’invasione mongola del 1241 interrompe questo processo di crescita e dopo gli Arpadi (che si estinguono nel 1301) saranno per più di due secoli sovrani stranieri a regnare sull’Ungheria: il potere della Corona, quindi, si indebolisce, si rafforza quella dei nobili feudatari e si crea di fatto una condizione di fragilità politica.
Nel 1526 l’Ungheria è conquistata dai Turchi e nel 1687 è assorbita dall’Impero d’Austria, di cui farà parte integrante fino alla sua dissoluzione, nel 1918.
Repubblica prima e monarchia senza sovrano dopo, l’Ungheria sarà travolta dagli avvenimenti del 1939-45: l’asservimento alla politica del Reich, l’entrata in guerra al fianco della Germania, la disfatta, l’armistizio con gli Alleati, l’occupazione tedesca e infine l’invasione dell’Armata Rossa (1945).
L’Ungheria entra nell’orbita sovietica, diviene Repubblica Popolare e perde ogni parvenza di libertà e democrazia.
Tra il 23 ottobre e il 4 novembre 1956 vive i suoi giorni più eroici e drammatici. Il collasso economico, i bassi standard di vita, il malcontento di contadini, operai e studenti, il disagio di artisti e intellettuali fermentano e si esasperano sempre più fino ad implodere.
Il 23 ottobre una manifestazione studentesca assume il carattere di insurrezione vera e propria; il 27 ottobre Nagy, sostenitore di una politica liberalizzatrice, forma un nuovo governo e il 1° novembre dichiara l’uscita dal Patto di Varsavia; il 3 novembre l’Armata Rossa, con 4.000 carri armati e 200.000 uomini, invade il Paese e mette a ferro e fuoco Budapest. La rivoluzione è repressa: è costata quasi 3.000 vittime.
Nagy, arrestato dal KGB, processato sommariamente e in assoluta segretezza, verrà giustiziato nel 1958 e solo nel 1989, in mutate condizioni politiche, sarà riabilitato.
Il cardinale Jozsef Mindszenty, primate d’Ungheria, oppositore di ogni forma di totalitarismo, già in prigione dal 1948, perché accusato di sovversione antipatriottica, liberato dagli insorti, si rifugerà nell’Ambasciata statunitense, che lascerà solo nel 1971, per raggiungere il Vaticano. Morirà a Vienna nel 1975. Il suo corpo,nel 1991, sarà traslato a Esztergom, città nella quale fu arcivescovo, per essere tumulato nella cripta della cattedrale.
Kadar, vecchio politico filosovietico, “normalizzerà” il Paese, che resterà nel Patto di Varsavia fino al 1989, quando, proprio dall’Ungheria, con l’apertura dei confini e l’esodo di migliaia di tedeschi della DDR, inizierà lo smantellamento della Cortina di Ferro, il rovesciamento del sistema comunista, il crollo del Muro di Berlino, la dissoluzione dell’Unione Sovietica.
La piccola-grande Ungheria di tutto questo è stato il principio motore. Il resto è storia dei nostri giorni.
Il passaggio da una economia pianificata ad una economia di mercato avviene in tempi relativamente rapidi e l’integrazione nelle strutture economiche e politiche dell’Occidente è risultata alquanto agevole.
Oggi l’Ungheria è il Paese più prospero dell’ex blocco comunista, ha un flusso turistico interessante, un’attività commerciale dinamica, una economia in crescita, una vivacità culturale di primo piano.
Visitandola ne apprezzi le bellezze naturali e scopri i tanti tesori che nasconde nelle sue pieghe.
Lillafured e il suo suggestivo paesaggio montano; la Puszta e il suo Parco Nazionale; Debrecen, roccaforte calvinista nella cattolica Ungheria; Holloko, “il più bel villaggio d’Ungheria”; Esztergom, con l’imponente Cattedrale; il Balaton, il “Mare Magiaro”.
E infine Budapest.
Vecchia di oltre duemila anni di storia (il primo insediamento fu il campo romano di Aquincum), racconta nelle sue strade e nei suoi monumenti la storia dell’Ungheria.
Amata dagli Arpadi, devastata dai Mongoli, ricostruita con Mattia Corvino, il più grande dei re d’Ungheria (1458-90), che alla sua corte chiamò artisti italiani, che la trasformarono in capitale del Rinascimento magiaro, presa dai Turchi, che cancellarono ogni traccia del passato splendore, rinasce a partire dal XIX sec.
Costruisce ponti, chiese, palazzi; realizza piazze e viali ed erige quel maestoso ed elegante Palazzo del Parlamento, simbolo ed espressione di una nazione che ha ritrovato la sua identità e vuole celebrarla, e di un popolo, tante volte aggredito e defraudato da vicini potenti, che ora si compiace di se stesso.
Budapest ti affascina; la generosità, il senso dell’ospitalità, la cordialità del popolo ungherese fanno il resto.
Claudio Magris, che ben conosce storia e cultura della Mitteleuropa, così scrive: “Budapest è la più bella città del Danubio; una sapiente automessinscena…dà la sensazione fisica della capitale, con una signorilità e un’imponenza da città protagonista della storia” (da “Danubio”).
Koszonom Hungaria!