La Foce del Terias: Approdo per Leontinoi
Venerdì 19 ottobre 2018, ore 17.30, presso la sala ex AIAS ubicata accanto alla Biblioteca civica “Riccardo da Lentini” di Via Aspromonte 15 in Lentini (SR), organizzato dall’Archeoclub locale, ha avuto luogo una conferenza pubblica sul tema: “La Foce del Terias: Approdo per Leontinoi”.
Ha aperto l’incontro il presidente Pippo Cosentino con i rituali saluti al sindaco Saverio Bosco, ai relatori Carlo Maci e Salvatore Vinci, al già “premio Pisano Baudo” Pippo Cardillo, agli illustri Ospiti, ai Soci intervenuti numerosi come sempre. Ha porto i saluti della dott.ssa Mariella Musumeci e del prof. Massimo Frasca, che avrebbero dovuto fare degli interventi, assenti a causa delle avverse condizioni del tempo e l’esondazione del fiume San Leonardo.
Ha aperto l’incontro il presidente Pippo Cosentino con i rituali saluti al sindaco Saverio Bosco, ai relatori Carlo Maci e Salvatore Vinci, al già “premio Pisano Baudo” Pippo Cardillo, agli illustri Ospiti, ai Soci intervenuti numerosi come sempre. Ha porto i saluti della dott.ssa Mariella Musumeci e del prof. Massimo Frasca, che avrebbero dovuto fare degli interventi, assenti a causa delle avverse condizioni del tempo e l’esondazione del fiume San Leonardo.
Prendendo spunto da questo disastroso evento meteorologico, a suo dire “oggi più che mai di attualità e che ben si sposa con il tema della conferenza”, il presidente ha illustrato brevemente il lavoro di ricerca serio e puntuale effettuato congiuntamente da Maci e da Vinci sulla attendibile localizzazione del porto di Leontinoi alla foce del Terias (San Leonardo) da loro ipotizzata. Ha fatto seguito un breve intervento di saluto e di compiacimento per la scelta dell’argomento da parte del sindaco. Poi la parola è andata a Carlo Maci per la trattazione della prima parte della ricerca riguardante la geomorfologia della fascia costiera ionica che va dalla foce del San Leonardo – antico Terias – fino ad Agnone (una costa bassa, lunga circa quattro chilometri, che è stata modellata dai processi deposizionali del Simeto e del San Leonardo) e le modificazioni avvenute nel tempo per cause naturali (il terremoto del 4 febbraio 1169 che causò 30.000 morti tra Catania, Lentini e Modica, e il conseguente tsunami, così potente da provocare un’ingressione di almeno 6 chilometri, che distrusse e successivamente interrò l’ampio golfo della foce) e al continuo processo di antropizzazione, prevalentemente abusiva, della costa, e anche di tutto il territorio attraversato dal fiume Terias. L’area lagunare conseguente, come ha riferito Salvatore Vinci, si è nel tempo trasformata in pantani – P. di Lentini e P. del Gelsari - in tempi più recenti bonificati (una foto scattata questo pomeriggio ci ha fatto vedere tutta l’area studiata compreso i due pantani messi in evidenza dagli allagamenti provocati dalle copiosissime piogge del giorno precedente).
Il golfo aveva un’ampiezza e una conformazione tale da consentire l’approdo a navi di grossa portata che, grazie ad un alto sperone sabbioso anteposto al grande gomito formato dal fiume prima della foce, non erano visibili dal mare aperto, come abbiamo potuto constatare osservando le numerose Carte topografiche e Mappe dell’area proiettate su schermo con le opportune simulazioni apportate dai due relatori. Questa vasta area bonificata costituiva probabilmente un vasto golfo marino, caratterizzato da un basso fondale e tale morfologia si prestava ad un naturale sviluppo di una laguna costiera. Le lagune costiere nascono su terreni pianeggianti, ha detto ancora Vinci, e sono costituite con materiale portato dai fiumi. Su scala geologica hanno vita breve in quanto la loro esistenza è minacciata dal depositarsi dei detriti apportati dall'entroterra, dalla chiusura delle “bocche”- bocca di foce “ucca foggia” nel gergo locale - lungo il cordone litorale, dal formarsi di dune che vengono progressivamente consolidate dalla vegetazione; dai venti (Scirocco) e dalle correnti marine superficiali da Nord a Sud che interessano la zona studiata.
Il golfo aveva un’ampiezza e una conformazione tale da consentire l’approdo a navi di grossa portata che, grazie ad un alto sperone sabbioso anteposto al grande gomito formato dal fiume prima della foce, non erano visibili dal mare aperto, come abbiamo potuto constatare osservando le numerose Carte topografiche e Mappe dell’area proiettate su schermo con le opportune simulazioni apportate dai due relatori. Questa vasta area bonificata costituiva probabilmente un vasto golfo marino, caratterizzato da un basso fondale e tale morfologia si prestava ad un naturale sviluppo di una laguna costiera. Le lagune costiere nascono su terreni pianeggianti, ha detto ancora Vinci, e sono costituite con materiale portato dai fiumi. Su scala geologica hanno vita breve in quanto la loro esistenza è minacciata dal depositarsi dei detriti apportati dall'entroterra, dalla chiusura delle “bocche”- bocca di foce “ucca foggia” nel gergo locale - lungo il cordone litorale, dal formarsi di dune che vengono progressivamente consolidate dalla vegetazione; dai venti (Scirocco) e dalle correnti marine superficiali da Nord a Sud che interessano la zona studiata.
Molti i raffronti con lagune costiere e con pantani in altre zone italiane…e tanto altro ancora.
Tornando alla storia (Tucidite), la città di Leontinoi è l’unica fondata dai Calcidesi nell’VIII secolo a.C. nell’entroterra, lontana dal mare circa otto chilometri, addossata alle colline di S. Mauro e di S. Eligio ma comunicante con il mare tramite la foce del Terias, allora navigabile, in cui sfociavano i fiumi che attraversano Lentini - Carrunchio e Lisso ( ormai interrati e intombati); questa situazione consentiva lo svolgersi dei traffici commerciali tra gli indigeni e i commercianti, probabilmente anche con i Fenici, che scambiavano manufatti di argilla con gli autoctoni, esercitando così una notevole influenza sulla loro produzione artigianale.
I due relatori ci hanno fornito altre preziose informazioni sull'area oggetto della loro ricerca - comprendente anche il lago Biviere - riguardanti le strutture (un arco, blocchi di un muro, ecc.) e alcuni reperti archeologici riscontrati…Ma io mi fermo qui per non dilungarmi oltre e per dare spazio all’'ntervento del nostro illustre concittadino Giuseppe Cardillo, noto studioso di Lentini e della sua nobile storia.
Il Suo, lungi dall'essere un semplice intervento, è stato un bagno di sapiente e dettagliata storia, geografia, ricordi, appunti di viaggi e quant’altro sul territorio e sulla storia della nostra città.
Da esperto conoscitore di Lentini, e non solo, con un garbo raffinato e un tono talvolta ironico e a tratti un po’ graffiante, rivolgendosi in particolare al giovane sindaco, con il sottinteso bonario e paternalistico invito a darsi da fare per raccogliere i fondi, anche all'estero (ha ricordato che ad Omaha nel Nebraska vive la più grande comunità degli USA di lentinesi benestanti che hanno eretto una chiesa intitolata a S. Alfio a cui tutti gli anni tributano grandi festeggiamenti) da utilizzare per le ricerche archeologiche, Giuseppe Cardillo ci ha portati sullo sperone del monte Pancali, da cui si gode una spettacolare vista su tutta la fascia centro-orientale della Sicilia, fino alla Calabria; ha arricchito con ulteriori particolari l’interessante ed encomiabile lavoro di ricerca effettuato da Maci e Vinci, facendo raffronti con tante altre aree archeologiche sparse nel bacino del Mediterraneo; ha parlato di un teatro dell’antica Leontinoi…e di tanto altro ancora, riguardante sempre il territorio dell’antica Leontinoi, del suo porto alla foce del Terias, della scelta della sua ubicazione lontano dal mare, da parte dei Siculi prima e dai Calcidesi successivamente…
Da esperto conoscitore di Lentini, e non solo, con un garbo raffinato e un tono talvolta ironico e a tratti un po’ graffiante, rivolgendosi in particolare al giovane sindaco, con il sottinteso bonario e paternalistico invito a darsi da fare per raccogliere i fondi, anche all'estero (ha ricordato che ad Omaha nel Nebraska vive la più grande comunità degli USA di lentinesi benestanti che hanno eretto una chiesa intitolata a S. Alfio a cui tutti gli anni tributano grandi festeggiamenti) da utilizzare per le ricerche archeologiche, Giuseppe Cardillo ci ha portati sullo sperone del monte Pancali, da cui si gode una spettacolare vista su tutta la fascia centro-orientale della Sicilia, fino alla Calabria; ha arricchito con ulteriori particolari l’interessante ed encomiabile lavoro di ricerca effettuato da Maci e Vinci, facendo raffronti con tante altre aree archeologiche sparse nel bacino del Mediterraneo; ha parlato di un teatro dell’antica Leontinoi…e di tanto altro ancora, riguardante sempre il territorio dell’antica Leontinoi, del suo porto alla foce del Terias, della scelta della sua ubicazione lontano dal mare, da parte dei Siculi prima e dai Calcidesi successivamente…
Difficile, impossibile riassumere…Un fiume in piena (San Leonardo?) fermato, ad un certo punto, dagli applausi scroscianti e dai numerosi interventi del pubblico.
Ha concluso l’interessantissimo incontro Pippo Cosentino ringraziando i due relatori per l’ottimo lavoro svolto e l’impagabile nostro concittadino Cardillo, con entusiastiche espressioni accompagnate dal dono del guidoncino del Club e di tre pubblicazioni riguardanti la nostra città.